Vaccini, ancora furbetti dei centri di protezione civile Ma dopo il caso Motta la Regione modifica le direttive

Furbetti del Coc. L’espressione è candidata a entrare, almeno per i prossimi giorni e fino al prossimo scivolone sulla gestione della pandemia da parte delle istituzioni, nei discorsi da bar. Dopo quello di Corleone, dove il sindaco quasi 80enne ha pagato con le dimissioni l’avere fatto il vaccino, il nuovo caso di presunte furberie arriva da Motta Sant’Anastasia. Nel centro del Catanese, oltre una ventina di dipendenti comunali, come rivelato da LiveSicilia, ha beneficiato del siero anti-Covid dopo essere stata inserita nella lista del personale che fa parte del centro operativo comunale. Il Coc, appunto. La struttura viene attivata dai sindaci in occasione di emergenze e calamità e proprio per questo rientra tra le categorie che il governo ha riconosciuto avere priorità nelle somministrazioni delle dosi.

A insospettire i vertici del dipartimento regionale di Protezione civile e il personale che opera nell’hub di Catania è stato l’arrivo di una sfilza di dipendenti comunali. A precisa domanda gli stessi hanno risposto di essere stati autorizzati da una ordinanza del primo cittadino mottese, il leghista Anastasio Carrà. E in effetti il documento è rintracciabile sull’albo pretorio comunale: ha la data del 3 marzo e precede di pochi giorni il viaggio verso il punto di somministrazione dei vaccini all’ex mercato di San Giuseppe la Rena. Il clamore dell’accaduto ha portato il dipartimento della Protezione civile, guidato da Salvo Cocina, a sottolineare che ad avere diritto al vaccino in questa fase è soltanto il responsabile comunale di Protezione civile.

Per Carrà, però, le cose non starebbero così. Da Palermo, infatti, sarebbe arrivata una nota in cui si parlava dell’intero personale del Coc e non solo il responsabile. E il primo cittadino mottese non è l’unico ad affermarlo. Stando a quanto verificato da MeridioNews, ci sarebbero altri casi – per esempio Aci Sant’Antonio – in cui i dipendenti che svolgono funzioni all’interno del centro operativo comunale hanno ricevuto il vaccino. Anche in questo caso si fa riferimento alla nota del dipartimento regionale di Protezione civile.

In questa storia la verità più che stare nel mezzo, sta nel senso della misura. «Se abbiamo disposto che soltanto il responsabile può essere destinatario del vaccino in questo momento è perché ci siamo accorti dell’esistenza di forzature – dichiara a MeridioNews il dirigente generale Salvo Cocina – La questione non sta tanto nel numero di persone, ma nel fatto se il Coc è realmente operativo. Parliamo di una struttura che non è permanente». Ad Acireale, dove l’amministrazione comunale ha recepito la comunicazione della Regione ritenendo di dover fare vaccinare tutto il personale, il centro operativo è attivo da tempo e per più motivi. In principio c’è stato il terremoto, poi il Covid, più di recente la cenere vulcanica

E a Motta? L’ordinanza siglata dal vicesegretario regionale leghista fa riferimento alla pandemia. Nelle premesse si citano altri due provvedimenti simili: il primo datato 25 marzo 2020, ovvero nel pieno del lockdown, e il secondo che risale al 10 novembre scorso, in una fase in cui i contagi nell’isola erano tornati a risalire pericolosamente. A destare qualche sospetto in tal senso oltre alla data in cui è stato emanata la nuova ordinanza c’è stata anche la decisione di «operare talune modificazioni inerenti i referenti delle funzioni di supporto». Di fatto i nominativi che sono andati a costituire il Coc e, di conseguenza, a beneficiare della possibilità di avere il vaccino in anticipo.

Simone Olivelli

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