È record. La 18esima edizione del Cous Cous Fest ha sbancato: i circa 60mila ticket-degustazione venduti nei dieci giorni della manifestazione superano i 44mila dell’anno scorso e fanno della kermesse una realtà vincente, solida e longeva. Da sagra a festival internazionale, con alcuni passaggi dei quali nessuno ha mai parlato.
Uno a caso? Il Cous cous fest è stato ideato da uno svizzero. I turisti variopinti che fanno su e giù da via Savoia, a San Vito Lo Capo, infatti, non sospettano neanche che, in un ormai lontano 1998, il giornalista enogastronomico Attilio Scotti e la collega Maria Vittoria Andrini hanno dato il là all’allora Festival Mondiale del cous cous di pesce. Negli anni precedenti, nel paese di duemila anime spartiacque tra Trapani e Palermo, si organizzava la classica sagra di paese, in questo caso la cuscusiata; qualche anno dopo, alla BIT di Milano, una delegazione sanvitese si ritrovò a parlare con lo svizzero Scotti, e il resoconto della sagra accese la lampadina dell’elvetico: a quanto pare fu proprio lui che, l’anno successivo, fece arrivare i fondi per organizzare un vero e proprio festival.
Tutti si chiedono ancora come ci sia riuscito. Inizialmente si trattava di performance di cous cous molto limitate e itineranti presso i vari ristoranti; l’anno seguente lo svizzero sparì dall’organizzazione ed entrò in gioco Feedback, società di organizzazione eventi e comunicazione che, ancora oggi, cura la rassegna insieme all’assessorato comunale. Angela Abbate, dell’ufficio stampa, ci parla della kermesse in questi termini: «E’ diventata sempre di più una case history di successo, tema di decine di tesi e best practice di master, incontri e convegni; è l’emblema della sinergia pubblico-privato».
Tra ristoranti con menù turistico anticrisi, passeggiate che diventano trattati sulla cucina d’ogni dove ed esercitazioni di lingua per tedeschi che imparano come si chiede lo «skonto», si arriva presso la struttura ricettiva di proprietà dell’assessora Maria Cusenza, gentile e dinamica donna ed imprenditrice, prima ancora che amministratore di San Vito e promoter del Festival. Come è possibile che un festival siciliano sia stato inventato da uno svizzero? Ride: «Qua sono tutti inventori del Cous Cous fest. Il giornalista svizzero non l’ha propriamente inventato, ma ha avuto l’idea primordiale. Gli altri l’hanno sviluppata ulteriormente e perfezionata, non so perché poi si siano interrotti i rapporti con lui e la sua collaboratrice». Forse perché, da buoni siciliani, si deve essere gelosi dei propri tesori, e questa manifestazione è indubbiamente una ricchezza: da oltre quindici anni si è ampliata e allungata, fino a diventare punto di riferimento per due categorie di utenti; da una parte i cultori dell’enogastronomia, dall’altra gli appassionati di musica. Gli chef La Mantia, Barontini, Morelli versus Caparezza, Elio e le Storie Tese, Vinicio Capossela.
«La ricetta per una manifestazione vincente – continua l’assessora Cusenza – ha vari ingredienti: innanzitutto la conoscenza dei nostri luoghi: il festival lo abbiamo vissuto tutti prima come operatori e dunque come amministratori; è, poi, l’idea progettuale che ne fa un’iniziativa di successo, unitamente alla passione del crederci e alla programmazione, fondamentale». C’è un gran ritorno sul territorio: non solo San Vito, con prezzi che oscillano attorno ai 35 euro a persona a notte, ma anche Buseto Palizzolo, Custonaci, Erice, Trapani. Gli alberghi sono tutti pieni.
Si parlava di programmare: San Vito in versione estiva non è solo Cous Cous fest, ma anche un cartellone di eventi che esce sin da marzo e un programma d’intrattenimento che viene pubblicato a giugno. «Pensiamo a San Vito come un grandissimo villaggio turistico e scandiamo la nostra programmazione settimanalmente, in modo da offrire il massimo ai turisti, indipendentemente dal periodo in cui ci fanno visita», conclude l’assessora. Per sua stessa ammissione, e per logica, dato che i flussi vanno aumentando assai rapidamente, nel paese del cous cous si deve lavorare ancora tanto: «Si devono potenziare ancora di più i servizi in genere, ma purtroppo i trasferimenti regionali sono sempre meno». Ecco perché, probabilmente, sui manifesti, il logo del Comune di San Vito era più grande della Trinacria.
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