Cosa significa ridurre le spese

Avendo coordinato, su incarico del Rettore, il gruppo di lavoro che ha predisposto il documento di programmazione finanziaria per il 2010, che è stato poi sottoposto all’approvazione di Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione, intervengo nel dibattito, per sottolineare alcuni aspetti essenziali di quel documento.

1) Ci troviamo in una situazione straordinaria. L’ammontare del FFO non era mai diminuito. Negli ultimi anni, le Università hanno lamentato il fatto che non fosse aumentato abbastanza (per compensare gli incrementi stipendiali). Quest’anno, se sarà approvato il maxi-emendamento del governo, diminuirà del 5% circa. Il FFO di Ateneo passerà dai 200 milioni circa del 2008, ai 197,5 del 2009, ad un valore, per il 2010, stimabile in 183,5 milioni. La parte disponibile di FFO, al netto cioè degli stipendi, si riduce dai 29 milioni di euro del 2008, ai 14 del 2009 e ai 3,5, stimati per il 2010. In una simile circostanza, la programmazione di spesa diversa da quella per gli stipendi deve essere contenuta ad un livello tale da garantire prioritariamente il pagamento delle spettanze stipendiali. Se, in fase di previsione, non si accantonassero tali somme, riservando al resto della spesa soltanto ciò che resta delle risorse che si presume di avere a disposizione, si rischierebbe in corso d’anno di ritrovarsi con somme insufficienti a pagare gli stipendi. Essendo, tuttavia, il loro pagamento obbligatorio, ciò comporterebbe un disavanzo di bilancio e il dissesto dell’Ateneo. Voglio qui ricordare che il recente disegno di legge del governo prevede, in questi casi, il commissariamento degli Atenei.

2) In termini di impatto sulla programmazione finanziaria, tutto ciò comporta che, per il resto della spesa diversa da quella per gli stipendi, tra FFO e entrate contributive, nel 2008 disponevamo di circa 59 milioni, mentre oggi prevediamo di avere circa 33 milioni. E’ evidente che ciò pone l’esigenza di una manovra di riduzione della spesa di ampie proporzioni, come quella indicata nel Programma Annuale 2010, approvato dagli Organi accademici, e che sarebbe stata ancora più ampia se si fosse fin d’ora prevista la copertura degli incrementi stipendiali del 2010, dei quali, allo stato attuale, non si garantisce il pagamento, a meno di ulteriori riduzioni nella spesa di funzionamento dell’Ateneo

3) Nel 2010, come si può rilevare dal documento, è programmata un’azione di razionalizzazione della spesa, che prevede una riduzione del 40% delle spese relative ai servizi gestiti dall’Amministrazione Centrale, budget di Facoltà e Dipartimenti inferiori del 30% rispetto a quanto ricevuto nel 2009 e, cito testualmente, “politiche di utilizzazione e di allocazione del personale, in particolare di quello tecnico-amministrativo, e del tempo di lavoro, che consentano anche una progressiva riduzione del ricorso a figure esterne”. Al pari dei piani di ristrutturazione delle imprese private, la riorganizzazione del personale non si realizza, realisticamente, nell’arco di settimane, ma richiede un tempo più ampio, tenendo conto, peraltro, che l’Ateneo dovrà affrontare anche una revisione dell’articolazione dipartimentale.

4) Le linee programmatiche approvate dagli Organi di governo prevedono che al finanziamento della ricerca siano destinati 1,4 milioni di euro, al fine di fornire le risorse necessarie a partecipare ai programmi di finanziamento, che richiedono un cofinanziamento di Ateneo. Non si prevedono, quindi, risorse per i P.R.A. E’ necessario sottolineare che la consapevolezza che la ricerca costituisce uno dei core business dell’Università, si riflette chiaramente nell’indicazione da parte di Senato e Consiglio che – cito ancora una volta testualmente – “La ricerca sarà considerata tra le destinazioni prioritarie di finanziamento, laddove si rendessero disponibili risorse superiori a quelle previste”. Questa è l’unica indicazione esplicita di destinazione prioritaria delle eventuali maggiori risorse, contenuta nel documento. Aggiungo che, nel 2010, avremo a disposizione le risorse per il PRA dell’esercizio precedente, in quanto Senato e Consiglio, nelle rispettive sedute del 3 Dicembre, hanno approvato gli atti di tutte le Commissioni scientifiche. In ogni caso, allo stato attuale, ogni decisione di finanziamento dei PRA, per le ragioni di cui al punto 1), deve comportare una pari riduzione di una o più voci di spesa. Per dare un’idea della dimensione quantitativa dell’eventuale spostamento di somme, l’ultimo stanziamento per i PRA corrisponde a poco meno di un terzo dell’attuale ammontare dei budget di Facoltà, è superiore alla somma spesa, in quest’anno accademico, per supplenze e contratti, è pari alla spesa per tutte le collaborazioni esterne.

5) Infine, due brevi richiami di dati, a proposito di alcuni spunti emersi nel dibattito:

 

    a. Fermo restando quanto previsto in tema di razionalizzazione dell’allocazione del personale, in particolare di quello tecnico-amministrativo, il numero dei tecnici-amministrativi di ruolo di Catania è di 0,75 per docente, a fronte di una media nazionale di 0,96. Valori inferiori a Catania sono presenti soltanto per Salerno, Bergamo, Udine, Catanzaro e Chieti. La relativa spesa, nel 2010, sarà pari al 26,6 % di quella del totale del personale, a fronte di una media nazionale del 28,8%, percentuale che viene da noi raggiunta soltanto se aggiungiamo tutte le collaborazioni esterne
    b. Se è vero che se non si riusciranno a finanziare i PRA, questo sarà un sacrificio per tutti noi, sarei più prudente sulle correlazioni catastrofiche con la perdita di qualità della ricerca. Ci sono Università quali Trento e Pisa che non hanno finanziamenti di Ateneo per la ricerca, e la parte premiale di FFO 2009 per la ricerca, che essi hanno ottenuto, è stata pari, rispettivamente, a circa 13.000 e 8.000 euro pro-capite per docente, a fronte dei 4.000 euro di Catania. Bologna ha stanziato nel 2009 5,5 milioni di euro (per 3.200 docenti, a fronte dei nostri 1.600), e ha ottenuto una quota pro-capite per docente di circa 7.000 euro. Voglio infine ricordare che, proprio per tenere conto delle difficoltà di alcune aree a poter finanziare gli strumenti di base della loro ricerca (penso, in particolare, alle aree umanistiche), è stato previsto uno stanziamento di 1 milione di euro per le biblioteche che, con le opportune innovazioni nella gestione degli acquisti, potrà garantire una potenzialità di aggiornamento scientifico pari a quella degli anni precedenti.
Giacomo Pignataro

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