Versione meno breve, ma ugualmente onesta: ci abbiamo provato in tre, per una giornata intera, sentendo decine di persone, col solo scopo di trovare almeno dati certi che servissero a scremare le tante informazioni che si sono rincorse negli ultimi giorni. E che, in un momento delicato come questo, meritano lo stesso approfondimento di sempre e uno scrupolo di coscienza in più. Risultato: non ci siamo riusciti; almeno non come avremmo voluto. In attesa di risposte definitive sul lotto ABV2856 del vaccino AstraZeneca ritirato ieri e sui tre casi siciliani al centro delle cronache, facciamo il punto delle certezze attuali. Poche ma indispensabili per una discussione seria.
I casi siciliani
«Non sono state dimostrate, al momento, correlazioni tra il decesso della vittima e quella dose». Bisogna partire da questo punto fermo per provare a raccontare le morti di Giuseppe Maniscalco (54 anni), Stefano Paternò (43 anni) e Davide Villa (50 anni). Carabiniere a Trapani il primo, sott’ufficiale dell’esercito ad Augusta il secondo e agente della Squadra mobile di Catania il terzo. In comune non hanno solo l’appartenenza alle forze dell’ordine ma anche il fatto di avere ricevuto in tempi e luoghi diversi la prima dose del vaccino AstraZeneca, appartenente al lotto ABV2856, da ieri sospeso dall’agenzia del farmaco italiana «in via precauzionale» a seguito «della segnalazione di alcuni eventi avversi gravi».
Sulle morti indagano le procure di Trapani, Siracusa e Catania. Il decesso di Maniscalco è avvenuto il 21 febbraio e, secondo l’autopsia, è stato dovuto a un infarto. Evento che, spiega il procuratore Maurizio Agnello, «non è stato causato o concausato dal vaccino». Ulteriori approfondimenti verranno effettuati attraverso il prelievo di tessuti e gli esami istologici. Villa è morto, invece, all’ospedale San Marco di Catania il 7 marzo dopo una trombosi che gli ha causato un’emorragia cerebrale, 12 giorni dopo il vaccino, ricevuto il 23 febbraio. Su questa vicenda la procura ha aperto un fascicolo a carico di ignoti con l’ipotesi di omicidio colposo. L’autopsia, secondo quanto accertato da MeridioNews, è stata effettuata lo stesso giorno della morte ma non si conoscono ancora i risultati. Particolarmente attesi anche per chiarire lo stato di salute precedente al vaccino da parte dell’agente: ottimo secondo la famiglia, nonostante le voci che circolano in ambienti di polizia.
Bisognerà aspettare invece oggi pomeriggio per l’inizio dell’esame autoptico sul corpo di Paternò. Il militare, originario di Bagheria ma residente a Misterbianco, è morto la notte tra l’8 e il 9 marzo. Stando a quanto si legge nell’esposto presentato dagli avvocati per conto della moglie, «l’uomo godeva di ottima salute e immediatamente dopo la somministrazione accusava uno stato di malessere generale». Di notte le sue condizioni sarebbero peggiorate e a nulla è servito l’arrivo dei soccorsi e la somministrazione di dieci fiale di adrenalina. Per gli avvocati, la morte è «chiaramente ascrivibile alla somministrazione del vaccino». Per la procura, al momento, «non c’è alcuna correlazione evidente tra vaccino e decesso». Come atto dovuto sono state iscritte nel registro degli indagati 21 persone (poi il numero è sceso a quattro, ndr) che fanno parte della catena vaccinale, dalla distribuzione alla somministrazione. Passaggio fondamentale per consentire loro di nominare dei periti di parte durante l’autopsia, un esame che può essere svolto una sola volta.
Le dichiarazioni dei magistrati
Con il susseguirsi delle notizie sui casi e la preoccupazione crescente dell’opinione pubblica, i magistrati ieri hanno rilasciato diverse dichiarazioni per spiegare come il loro lavoro non vada letto nell’ottica di uno stop alla campagna vaccinale. Sabrina Gambino, procuratrice a capo dell’ufficio aretuseo, ha parlato di una scelta «dettata dalla tutela della salute pubblica». «Da nessuna parte, finora, c’è stata alcuna evidenza di correlazione diretta tra il vaccino e la morte del sottufficiale, se non il dato cronologico», aggiunge Gaetano Bono, il pm che coordina l’inchiesta. E che racconta anche come lo stesso giorno, dopo aver ricevuto la denuncia della moglie di Paternò, sia andato lui stesso a fare il vaccino. «Sapevo perfettamente di avere assunto AstraZeneca e nonostante questo l’ho fatto – dice – Ho avuto degli effetti collaterali comuni, come febbre e spossatezza, oltre a dolori articolari. Adesso sto bene, non ho avuto nessuna controindicazione». Dello stesso tenore le dichiarazioni di Carmelo Zuccaro, procuratore capo di Catania, anche lui vaccinato ieri: «L’ho fatto con la coscienza tranquilla di esercitare un mio diritto alla salute e un dovere nei confronti degli altri».
La reazione dell’Aifa e dell’Ema
Dichiarazioni necessarie dopo la reazione a catena innescata dalle indagini. Nel pomeriggio di ieri, infatti, è l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) a decidere di vietare, in via precauzionale, l’uso del lotto ABV2856 di AstraZeneca su tutto il territorio nazionale, riservandosi ulteriori provvedimenti, se necessari, in coordinamento con l’Agenzia del farmaco europea (Ema). La decisione è arrivata «a seguito della segnalazione di alcuni aventi avversi gravi», anche se non è ancora «stato stabilito alcun nesso di causalità» col vaccino. I campioni del lotto sospeso saranno analizzati dall’Istituto superiore di Sanità. Acquisite le documentazioni cliniche dei casi sospetti dai carabinieri del Nas e dalle autorità competenti che stanno eseguendo i sequestri in tutte le Regioni, l’Aifa proseguirà con le verifiche.
Varie nazioni europee hanno intanto deciso di bloccare la campagna di vaccinazione con AstraZeneca: la Danimarca lo ha fatto oggi dopo casi di coaguli e una morte sospetta, seguita da Norvegia e Islanda. L’Austria, invece, ha sospeso un altro lotto (ABV5300) dopo il decesso di una donna. In seguito a questo episodio anche Estonia, Lituania, Lussemburgo e Lettonia hanno interrotto l’uso dei vaccini dello stesso lotto, distribuito in 17 Paesi ma non in Italia. Per la Gran Bretagna il vaccino AstraZeneca è «sicuro ed efficace», anche per Francia e Germania non c’è motivo per sospenderlo. La stessa Ema ha affermato che «mentre sono in corso indagini più approfondite, si può continuare a utilizzarlo».
Le dosi in Sicilia
Nel pomeriggio di ieri, l’assessore alla Salute della Regione siciliana Ruggero Razza ha convocato una conferenza stampa urgente per dare alcuni dati sul vaccino AstraZeneca sull’Isola e, in particolare, sul lotto bloccato. Quello che ancora non si sa è se la distribuzione delle dosi tra le varie categorie da vaccinare possa spiegare l’appartenenza dei casi alle sole forze armate. «In Sicilia, su 20.500 dosi del lotto ABV2856 bloccato da Aifa, ne sono state somministrate 18.194. Per le altre 2.306 abbiamo sospeso la somministrazione». Il lotto sotto osservazione rappresentava circa il 12 per cento del totale delle dosi AstraZeneca distribuite in Sicilia: 174.700 dosi, secondo i dati dell’assessorato, di cui 95.642 già somministrate alle 17 di mercoledì. «Il governo nazionale ha chiesto ad Aifa ed Ema di intervenire con rapidità – conclude Razza – ma noi dobbiamo proseguire in maniera responsabile, perché tutti i cittadini siciliani hanno visto nella vaccinazione una speranza per potere ritornare alla normalità». Speranza che, però, si immagina subirà una brusca battuta d’arresto in questi giorni, tra dubbi e timori.
Le conseguenze
«Solo oggi avrò ricevuto almeno 300 messaggi di persone che mi chiedono cosa fare», ammette a MeridioNews uno dei medici che nell’Isola si occupa di Covid dall’inizio della pandemia. Se per gli addetti ai lavori è chiaro che «solo gli approfondimenti potranno dire se questi decessi sono avvenuti a causa del vaccino», non si nasconde una generale preoccupazione per sostanziose defezioni. Per avere dati certi sui casi sospetti si dovrà ancora aspettare. E, secondo gli esperti, avrebbe aiutato effettuare le autopsie su tutti i deceduti che avevano ricevuto il vaccino, a prescindere dalle cause della morte. Proprio come nel caso dei morti per Covid. Questo avrebbe permesso di avere una letteratura clinica più completa da raccogliere in un database centralizzato per permettere di condividere le conoscenze dalle varie parti d’Italia in cui uno stesso lotto viene distribuito. In ogni caso, i medici sono d’accordo: «La campagna vaccinale deve andare avanti per arrivare almeno al 70-80 per cento. Nonostante gli effetti collaterali scritti sul bugiardino dei vaccini, il Covid è e resta infinitamente più pericoloso».
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