Si terrà il 14 gennaio 2020 l’udienza preliminare che vedrà 14 imputati per corruzione elettorale in occasione delle ultime elezioni comunali ad Adrano. Davanti al gup ci saranno in prima linea i due consiglieri Federico Floresta e Maria Grazia Ingrassia, accusati dalla procura di Catania di elargire denaro e organizzare «giri pizza» in cambio di preferenze per sbancare la consultazione del giugno 2018, vinta dal sindaco Angelo D’Agate. Fra le persone che erano state indagate figurano anche Antonio Furnari, marito della consigliera Ingrassia, e Vincenzo Scalisi, Gino Giangreco, Salvatore Condorelli, Angelo Paratore, Maria Grazia Russo ed Eugen Craciun.
Secondo i magistrati, Furnari e i due consiglieri si sarebbero accordati con gli altri sei imputati affinché, «in cambio di un compenso in denaro di importo imprecisato», questi ultimi li votassero e facessero votare per loro. Le indicazioni erano di schedare gli elettori, facendosi dare numero di telefono e certificato elettorale, per avere i dati sulle sezioni dove le preferenze sarebbero state incassate. Per ottenere il voto avrebbero potuto promettere soldi e cene, blindando il consenso anche la distribuzione dei normografi per facilitare la scrittura dei cognomi sulla scheda elettorale. Floresta e Ingrassia, candidati nella lista Adrano attiva a sostegno del candidato sconfitto al ballottaggio Aldo Di Primo, sono stati poi eletti consiglieri con 578 e 465 voti.
Le mance da 25 ai 30 euro e, ancora, le famigerate pizze sarebbero state offerte e accettate dagli elettori Valentina Astone, Lucia Gatto, Giuseppe Pignataro, Maria Grazia Pignataro, Rosaria Scalisi, accusati di essere l’altra parte dell’accordo corruttivo.
La vicenda giudiziaria di Floresta e Ingrassia è uno degli elementi che rendono ancora più incandescente il quadro politico ad Adrano. Il sindaco D’Agate governa senza maggioranza, mentre i due hanno sempre alzato il muro davanti alle richieste di dimissioni avanzate da più parti. Le indagini della procura si erano chiuse a giugno, quando era caduta l’aggravante mafiosa inizialmente avanzata dagli inquirenti. La richiesta di rinvio a giudizio è stata invece formulata a fine luglio.
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