«Il corpo di Viviana Parisi era visibile ai piedi del traliccio già dalle 10.15 del mattino del 4 agosto, verosimilmente nella identica posizione in cui poi è stato ritrovato qualche giorno dopo». Ad affermarlo in una nota è stato il procuratore di Patti Angelo Cavallo che ha sottolineato pure che, invece, «non si evidenzia la presenza del corpo del piccolo Gioele vicino a quello della madre». Queste importanti novità sul giallo di Caronia sono emerse dell’esame dei fotogrammi fatto dal consulente della procura dopo una prima elaborazione e un ingrandimento delle immagini. Intanto, questa mattina, i legali della famiglia Mondello – Pietro Venuti e Claudio Mondello – hanno presentato alla procura di Patti una «querela contro ignoti per presunte omissioni sulla morte di Viviana Parisi e del figlio Gioele e su eventuali ritardi nelle loro ricerche».
«L’abbiamo detto da subito che le ricerche erano state fatte male e quello che oggi emerge dalla procura ne è la conferma», ha detto l’avvocato Nicodemo Gentile che assiste la famiglia Parisi. «Se il corpo fosse stato trovato prima – precisa il penalista che col collega Antonino Cozza rappresenta i genitori della dj – probabilmente si sarebbero potuti fare ulteriori accertamenti e scoprire la verità. Non è escluso fosse possibile trovare anche Gioele e magari il bimbo poteva essere ancora vivo il giorno dopo. Penso che quello che è successo – conclude Gentile – sia veramente gravissimo».
Il cadavere sfigurato della dj di 43 anni è stato ritrovato a cinque giorni dall’incidente nella galleria Pizzo Turda, lungo l’A20, vicino a un traliccio dell’Enel. I resti del corpo del bambino di 4 anni sono stati rinvenuti (a circa 200 metri dall’autostrada e a poco più di 500 metri dalla madre) dopo sedici giorni di ricerche tra i boschi di Caronia. A individuarli, con l’utilizzo di un falcetto, lo scorso 19 agosto, è stato Giuseppe Di Bello, carabiniere in pensione e appassionato di funghi che si era unito da volontario alle ricerche dopo l’appello fatto da Daniele Mondello, il padre di Gioele.
«Il materiale proveniente dai droni, che non faceva parte degli atti del procedimento, è stato trasmesso al consulente dai vigili del fuoco il 18 e 19 agosto scorsi», ha spiegato il procuratore che, il giorno del ritrovamento dei resti del corpo di Gioele, aveva sostenuto l’ipotesi secondo cui madre e figlio sarebbero morti nello stesso posto. «Per quanto riguarda il piccolo – si legge ancora nella nota della procura – è attualmente in corso l’elaborazione, da parte del consulente, di migliaia di ulteriori fotogrammi ripresi dai droni dei vigili del fuoco (oltre 16mila) nei giorni delle ricerche». A un primo studio dei fotogrammi consultati, però, non si evidenzia la presenza del corpo del bambino vicino a quello della madre.
«Ulteriori approfondimenti – aggiunge il magistrato – dovranno essere ricavati dal necessario successivo approfondimento, ricorrendo a tutti i possibili strumenti tecnici diretti all’analisi dei fotogrammi. Il 13 agosto – scrive ancora Cavallo – questa procura disponeva, inoltre, l’acquisizione delle immagini satellitari dei luoghi tratte dal sistema satellitare europeo Costellazione Copernicus. Tali immagini, allo stato, non sono risultate utili ma sono in corso ulteriori accertamenti e approfondimenti tecnici. È in corso di valutazione – si conclude la nota – anche l’eventuale contributo che potrà essere fornito dall’acquisizione di immagini ricavate da altri sistemi satellitari». Cavallo ci tiene inoltre a sottolineare che «gli accertamenti investigativi si presentano molto articolati e le indagini proseguono in ogni direzione al fine di acquisire elementi di prova e riscontri, senza tralasciare alcuna ipotesi, con riferimento a ogni possibile dinamica dei fatti». In effetti, il giorno del ritrovamento dei resti il procuratore aveva parlato di «una pista, una lettura chiara degli avvenimenti» che arrivava dalle prime comunicazioni delle consulenze dei periti della procura.
Adesso, i penalisti che assistono i familiari delle vittime hanno presentato un esposto in cui chiedono «chiarimenti dal momento in cui Viviana ha avuto l’incidente stradale fino a quando, cinque giorni dopo, è stato trovato il suo corpo e poi i resti del figlio. Vogliamo che si indaghi – sottolineano gli avvocati – per capire se da parte di chi ha assistito all’incidente ci sono state omissioni. Magari qualcuno poteva aiutare Viviana e non l’ha fatto, e anche se dopo qualcuno l’ha avvistata tra le campagne di Caronia e non è intervenuto per darle aiuto. Poi – concludono – vogliamo comprendere perché sono stati persi tanti giorni nelle ricerche e se ci sono stati ritardi. E, nel caso, da cosa e da chi sono dipesi».
Intanto domani verrà conferito l’incarico a un pool di esperti per l’esame autoptico dei resti del cadavere di Gioele, gli accertamenti genetici e morfologici. In particolare, saranno nominati la medica legale Daniela Sapienza, professoressa associata di Medicina legale all’Università di Messina; la medica legale Elvira Ventura Spagnolo – che ha già eseguito l’esame sul cadavere di Viviana Parisi; l’entomologo Stefano Vanin, professore associato di Zoologia all’Università di Genova; lo zoologo Rosario Fico, responsabile del Centro di Referenza nazionale per la medicina forense veterinaria in servizio all’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana Aleandri, che è esperto in materia di segni e tracce animali impresse sui corpi; la zoologa e genetista Rita Lorenzini, in servizio nello stesso istituto ma nel laboratorio di Diagnostica molecolare forense, che è esperta in materia di fauna selvatica e non; e la geologa forense Roberta Somma dell’Università di Messina, esperta nell’analisi di terreni e resti umani in essi conservati.
Altro incarico è stato conferito dalla procura di Patti a Massimo Picozzi, docente di Psichiatria alle Università di Parma e Bocconi di Milano. A lui spetterà una consulenza tecnica per acquisire informazioni precise sullo stato di salute mentale e psicologico di Viviana Parisi, alla luce della documentazione medica acquisita. Stando al certificato rilasciato lo scorso marzo dai medici dell’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto e trovato sul cruscotto della Opel Corsa abbandonata in galleria, la donna soffriva di «paranoia e ha avuto un crollo mentale dovuto a una crisi mistica». Nelle ultime ore, inoltre, gli inquirenti si stanno concentrando a studiare anche i profili social della dj.
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