Coronavirus, Palermo e la psicosi a metà Meno mascherine e code ai supermercati

Il picco della psicosi da coronavirus sembra essere stato ieri, con la notizia della turista bergamasca trovata positiva. Da lì l‘assalto ai discount e ai supermercati, le mascherine, la caccia ai flaconi di disinfettante. Un temporale (quasi) primaverile, forse, visto che oggi la situazione pare essersi molto ridimensionata, complici anche le buone notizie provenienti dall’ospedale Cervello e dai palazzi istituzionali, che hanno cercato in tutti i modi di far capire che, nonostante il rischio, non si è mai davvero trattato di emergenza e che tutte le misure di sicurezza per evitare il propagarsi del virus sono operative e al momento stanno dando i frutti sperati.

Adesso è possibile andare a fare la spesa senza imbattersi in lunghe code alle casse, con gente che si è affannata a riempire carrelli di beni di prima necessità a lunga conservazione. Meno traffico per le strade, complice anche la chiusura delle scuole, ma in molti non hanno rinunciato a vivere il centro approfittando della bella giornata. Pochissime le mascherine in giro. Una città che lentamente sembra volere tornare alla normalità, anche se nei bar e per le strade l’argomento principale su cui discutere resta ancora l’infezione da NCov-2019. Nei supermercati alcuni scaffali restano vuoti, non molti, per lo più quelli con beni a lunga o media conservazione come pane bianco, pasta, alcuni inscatolati, ma si riesce a trovare più o meno tutto. Tutto tranne le tanto ricercate salviettine imbevute. 

Meno gente nei pronto soccorso degli ospedali e anche negli ambulatori, alcuni reparti parlano di diversi esami disdetti e alcune cliniche hanno chiuso le porte agli informatori scientifici. Il comparto che rimane più colpito resta quello del turismo, con gli albergatori che lamentano una grossa riduzione delle prenotazioni, oltre che le molte cancellazioni, anche per viaggi previsti tra mesi. In calo anche l’afflusso nei ristoranti e nei negozi rivolti prevalentemente ai turisti. Tanto che qualcuno decide anche di chiudere per precauzione. È il caso del ristorante cinese Lulù, che con un messaggio sui social comunica la serrata «con la speranza di salvaguardare al meglio la nostra sicurezza e la vostra!» scrivono. Pioggia di restrizioni arrivano persino per avvocati e magistrati che frequentano carceri e tribunali, mentre in chiesa è di oggi lo stop alle strette di mano in segno di pace e all’acqua santa. 

Gabriele Ruggieri

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