«Non mi sento da meno di nessuno, non essere un professionista della politica lo considero un valore aggiunto. E poi, me lo lasci dire, se negli ultimi 30 anni ci sono stati questi luminari alla Regione, com’è che in Sicilia abbiamo infrastrutture da terzo mondo?». Salvatore Corallo, da Comiso, risponde con una domanda al quesito che tanti si pongono da quando è stata annunciata la sua designazione come assessore ai Trasporti in un’ipotetica giunta del Movimento 5 stelle. Può un ragioniere che gestisce bar e pizzerie ricoprire questo delicato ruolo a Palermo? I candidati che contendono la poltrona a Giancarlo Cancelleri, senza fare riferimento agli ultimi cinque anni durante i quali Corallo è stato assessore ai Lavori pubblici nella giunta grillina di Ragusa, lo hanno subito attaccato proprio sul curriculum. «Punto a una squadra di governo composta di persone capaci e competenti – ha affermato Fabrizio Micari -. Quando viene proposto un ristoratore come assessore alle Infrastrutture, come nel caso del Movimento cinque stelle, mi viene da dire che ci stiamo muovendo su logiche diverse».
Corallo, non crede che il suo curriculum sia un punto debole per chi dovrà gestire autostrade e ferrovie?
«Non rispondo a queste provocazioni. Di sicuro la Sicilia non è la Svizzera in tema di infrastrutture, tutti questi professori che sono stati nei governi precedenti non mi pare che abbiano fatto grandi cose. Io non ho esperienza di 30 anni di politica, ammesso che questo possa essere un valore aggiunto. A Ragusa ho avuto modo di conoscere le dinamiche degli appalti, le regole, il codice, tutte cose che, ovviamente con le dovute proporzioni, rimangono uguali anche a livello regionale. Se impari a guidare, sai guidare anche una macchina di cilindrata più grossa».
Perché Cancelleri l’ha scelta?
«Giancarlo mi ha scelto perché l’assessore alle Infrastrutture è un ruolo molto delicato. Ha puntato sulla fiducia che ha in me, piuttosto che trovare una persona forse più qualificata ma magari suscettibile di contaminazioni».
Come nasce il vostro rapporto?
«Nasce durante le elezioni regionali del 2012, quando io sono entrato nel Movimento. A spingermi è stata la famosa traversata di Grillo, ho iniziato con il meet up di Ragusa. Prima ho sempre guardato alla politica con un certo disprezzo, mi sono sempre volutamente tenuto lontano perché non mi è mai piaciuta la gente che orbita attorno a questo mondo. Ma il Movimento ha fatto scoccare la scintilla. In un altro posto te lo sogni di inserirti e in breve tempo diventare assessore in un capoluogo, altrove devi fare la trafila del lecchinaggio, della candidatura a consigliere, ecc ecc».
Rispetto a cinque anni fa il Movimento è cambiato. Sono emerse correnti, lotte interne e casi spinosi come quello di Patrizio Cinque a Bagheria. Lei che ne pensa?
«Mi amareggia vedere qualcuno che vorrebbe farsi strada e avere visibilità e mi dà fastidio solo parlarne. Non è quello il movimento in cui mi rivedo. Per quanto riguarda il sindaco Cinque, lo conosco bene e potrei giurare sulla sua buonafede. Patrizio è una persona quadrata e sono sicuro che si risolverà tutto in una bolla di sapone».
Veniamo ai temi di cui lei si andrebbe a occupare, nel caso di vittoria di Cancelleri. Il futuro delle autostrade siciliane: considera un fatto positivo o negativo la mancata fusione tra il Consorzio autostrade siciliano e l’Anas?
«Quella fusione non è da fare. Significherebbe perdita di autonomia e sovranità. E la soluzione ipotizzata, quella di separare una bad company a cui resterebbero i debiti dalla nuova compagnia, mi sembra il modo di operare di due privati che vogliono nascondere la polvere sotto il tappeto. Il Cas ha ancora troppi contenziosi aperti da risolvere per rispetto dei creditori. Se al momento il consorzio è un carrozzone è perché è stato sempre un poltronificio per il primo dei non eletti. Così non funzionerà mai. Se invece piazzi un amministratore delegato competente, forse qualche possibilità in più che funzioni c’è. Vorrei verificare esattamente come migliorare il Cas senza cederlo. Se tutta una serie di servizi riesce a farli l’Anas, perché non può farli anche il Cas?».
Restando in tema di autostrade, i lavori per la Catania-Ragusa dovrebbero partire a breve. Il progetto verrà realizzato in project financing. Crede sia un modello da seguire per le opere pubbliche?
«Assolutamente sì, sono un sostenitore del project financing, anche se chiaramente le decisioni vanno prese in gruppo. La collaborazione tra pubblico e privato è fondamentale, in alcuni casi una scelta obbligata. Sulla Catania-Ragusa ci sarà da fare un attento lavoro di vigilanza e controllo».
Ponte sullo Stretto, no perché?
«Mi sembra assurdo anche parlarne, quando l’autostrada Catania-Messina è in condizioni disastrose, la Catania-Siracusa al buio. Il mio non è un no ideologico, ma è come se parlassimo di realizzare una piscina in una casa che cade a pezzi. Prima viene tutto il resto. Quello su cui vorrei provare a incidere, ad esempio, è la gestione degli aeroporti».
In che direzione?
«Al momento non c’è nessuna sinergia tra i quattro principali scali siciliani, sono scollegati, ognuno ha una gestione pro domo sua. Guardiamo a Catania e Comiso: si sovraffolla una struttura mentre quella accanto ha pochi voli. Servirebbe una cabina di regia unica».
Sulla continuità territoriale come si può agire? L’Enac stima che servirebbero 200 milioni di euro all’anno.
«Servono i soldi, ma 200 milioni non credo siano una cifra che possa mettere in ginocchio il bilancio della Regione, né tantomeno dello Stato. La Sardegna lo fa da tempo, non vedo perché in Sicilia non possiamo riuscirci. Bisogna vederlo come un investimento con effetti positivi, perché renderebbe le imprese siciliane più competitive».
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