Conversazione con un Ragusano D.O.C.

Il dott. Domenico Arezzo, detto Mimì, da anni svolge a Ragusa e per
Ragusa un’intensa e tenace attività di operatore culturale. A lui va il
merito di aver fondato numerosi circoli e associazioni, nonché case
editrici e periodici locali. Come scrittore, ha al suo attivo diverse
pubblicazioni di storia locale e di narrativa, tra cui la popolare e
apprezzata raccolta “Una Ragusa da amare”. Chi meglio di questo cittadino
impegnato e innamorato della sua città poteva parlarci, con la sincerità e
la concretezza che lo contraddistinguono, dell’attuale situazione
culturale di Ragusa e del potenziamento delle sue risorse?
 
 
Il settore culturale e artistico a Ragusa è stato da molti anni
trascurato sia dalle autorità competenti che dagli stessi cittadini. Quali
proposte concrete si possono avanzare per migliorare l’attuale
situazione?
Non credo che il settore culturale e artistico sia stato a Ragusa
negli ultimi anni trascurato dalle amministrazioni pubbliche; al
contrario, credo e sono convinto che assessori poco competenti si siano
occupati troppo di cose che non conoscevano, col risultato di entrare in
concorrenza sleale con i produttori di spettacoli competenti ed
appassionati, costringendoli a cessare ogni attività; al loro posto sono subentrati
manager a cui, al posto della competenza, viene richiesta solo una
vicinanza ai partiti di governo; ricordo che, quando ancora i politici non
avevano scoperto il filone culturale, manifestazioni e spettacoli erano
organizzati da appassionati, con risultati straordinari e con costi
ridottissimi.
Per quanto riguarda i cittadini ragusani, sono convinto che essi siano
assetati di buone manifestazioni, come è dimostrato dal fatto che le
poche volte che vengono messi in grado di assistere a qualcosa di valido
corrono in massa; d’altra parte basta vedere quanti ragusani hanno
addirittura un abbonamento alle stagioni teatrali e musicali catanesi e
quanti vanno ad assistere alle tragedie greche di Siracusa.
 
Quali progetti di valorizzazione del patrimonio ragusano hanno già
adesso una possibile fattibilità?
Una prima proposta, concreta e facilmente attuabile, sarebbe
l’istituzione di un Museo etnografico della ragusanità dotato di saletta
proiezioni e conferenze; in esso si potrebbero raccogliere decine di cimeli
del nostro passato (gratuitamente offerti dagli appassionati, me per
primo), ricreare nostri ambienti scomparsi, e principalmente sviluppare
un’attività alternativa, portata avanti dagli appassionati, nei vari
campi della cultura.
Per quanto riguarda il Teatro, confesso che non sono ottimista; sono
circa quarant’anni che ne sento parlare e l’unico fatto nuovo di un certo
rilievo è stato il recupero del Teatro Donnafugata, che allora riuscii
a riaprire fondando la Piccola Accademia ed affittando il Teatro
(allora adibito a deposito attrezzi). In tutti questi decenni abbiamo visto
solo il restauro della Sala Falcone Borsellino, peraltro in seguito
concessa all’Università di Ragusa, e la creazione del Teatro Tenda. Non ho
nulla contro la creazione di teatri “tenda”, ma nel nostro non c’è
stata la minima cura dell’acustica o della visibilità; i progettisti hanno
solo creato un tendone e l’hanno chiamato teatro. Non si è neppure
pensato di dotare il tendone di un’adeguata potenza elettrica, o di
strutture “service” (amplificazione e luci), col risultato che, da quando il
teatro è entrato in esercizio, ogni spettacolo è stato gravato dai costi
relativi al noleggio delle luci, dell’amplificazione,
dell’allacciamento ENEL, dal costo relativo ai Vigili del Fuoco, etc. In poche parole:
una farsa di teatro, più che un teatro.
Ecco perchè non sono ottimista. Sento anche parlare dell’acquisto del
Cinema Marino, ma temo che chi parla di questo acquisto non conosca la
storia del Cinema, che da ottant’anni a questa parte è stato
ripetutamente chiuso e bloccato perchè privo di uscite di sicurezza e non in
regola con le più elementari norme di legge. Temo che andremo incontro a
un’ennesima delusione, perchè ai politici (almeno ai nostri) l’esperienza
non insegna nulla e troppo spesso per loro è importante dare inizio ad
una realizzazione, piuttosto che finirla o fare in modo che essa sia
funzionale e risponda ai bisogni della città.

Che conseguenze porteranno questi e altri progetti per la città di
Ragusa?
Sarebbe un principio di inversione di tendenza; non più un’attività
culturale slegata ed affidata agli umori ed alle simpatie
dell’amministratore di turno, ma una programmazione coordinata ed efficace.
 
La crescita del fenomeno turistico può contribuire ad influenzare
una più rapida realizzazione di queste proposte?
La crescita del turismo a Ragusa, finora legata esclusivamente alla
bellezza dei nostri luoghi e delle nostre spiagge, potrebbe servire da
volano alla realizzazione di questi progetti, e nello stesso tempo
potrebbe da essi prendere un’ulteriore accelerazione.

Da quali altri fattori dovrà essere accompagnato lo sviluppo
culturale per integrarsi al contesto urbano?
E’ importante che venga considerata cultura anche quella legata alle
tradizioni, alle usanze, all’amore del nostro popolo straordinario; è
cultura certamente quella legata alla letteratura, alla musica “colta”,
al teatro d’élite; ma non è da meno lo studio dei nostri sogni, delle
speranze, del modo di vivere dei nostri antenati.
Questi aspetti della cultura contribuirebbero enormemente ad avvicinare
i cittadini alle varie attività programmate.

In che modo l’Università può partecipare allo sviluppo culturale di
Ragusa?

Credo che i rapporti tra il mondo della cultura locale e
l’Università potrebbero essere straordinari e portatori di enormi vantaggi ad
entrambi; un interscambio di notizie, di occasioni di incontro, di
realizzazioni potrebbe con assoluta certezza far fare sia alla città che
all’università ed ai suoi studenti un salto di qualità. Inoltre, cosa da non
sottovalutare, aiuterebbe generazioni diverse ad integrarsi e
comprendersi meglio, cogliendo indubbi reciproci aspetti positivi.
 
 
Per Ragusa questo è senz’altro un momento favorevole e questo piacevole
confronto con Mimì Arezzo ci aiuta a prendere coscienza delle enormi
potenzialità culturali della nostra città, ma risulta fondamentale che
l’interesse per un rapido sviluppo culturale e artistico sia condiviso
non solo dalle autorità locali, ma da tutti i cittadini che possono
collaborare come parte attiva ai progetti culturali già in cantiere e a
quelli futuri.

Francesca Terranova

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