«Le procure e le forze dell’ordine hanno competenza solo sul proprio territorio e per agire oltre confine devono chiedere degli interventi su rogatoria. Spesso le rogatorie vengono ignorate o non vengono comunque attuate, magari perché la legge del paese non prevede il reato di associazione mafiosa. Affinché le indagini siano davvero efficaci bisognerebbe creare una procura internazionale, composta da magistrati esperti provenienti da quelle parti del pianeta che ‘sfornano’ le mafie, che possa operare con un altrettanto preparata polizia giudiziaria in grado di conoscere le lingue e che possa affrontare sia i dialetti che le lingue diverse internamente». È la proposta lanciata da Ernesto Savona, direttore di Transcrime e professore di Criminologia dell’Università Cattolica di Milano, nel corso della conferenza del Progetto educativo antimafia promosso dal centro Pio La Torre, e dedicata al tema della “globalizzazione delle mafie” al cinema Rouge et noir di Palermo. «La ‘Ndrangheta si concentra in Germania, Spagna, Paesi Bassi, Canada e Australia – ha proseguito Savona – mentre le sue attività di riciclaggio e infiltrazione nell’economia legale si realizzano principalmente in Germania, Svizzera e Nord America, confermando così di essere la criminalità organizzata maggiormente proiettata all’estero. Spagna, Germania e Paesi Bassi sono importanti hub per l’importazione di droghe». All’incontro sono intervenuti anche lo storico Salvatore Lupo e Franco Garufi del Centro studi, che ha moderato la discussione del progetto educativo antimafia.
«La Camorra ha una maggiore concentrazione in Spagna – ha aggiunto Savona – soprattutto per il traffico di stupefacenti, mentre sul versante del contrabbando di sigarette e della contraffazione la presenza più forte si registra in Cina e nell’Europa orientale. Il tratto distintivo di cosa nostra è dato da una presenza concentrata in Germania e Stati Uniti; nell’ambito del traffico di droga è particolarmente attiva in Colombia, mentre il riciclaggio dei proventi illeciti si dirige prevalentemente in Spagna, Canada e paradisi fiscali come Svizzera e Bahamas. La criminalità pugliese si concentra nell’area balcanica». «La globalizzazione è un fenomeno antico – sottolinea Salvatore Lupo, docente di Storia contemporanea dell’Università di Palermo – La mafia siciliana è la forma di criminalità organizzata più conosciuta al mondo, spesso celebrata in forma apologetica. Ma quella che è stata celebrata non è una mafia siciliana, ma siculo-statunitense che esiste fino dalla fine dell’Ottocento. La mafia siciliana non avrebbe avuto questa ‘fortuna mediatica’ se non avesse avuto la ‘gemella’ americana. Alla fine dell’800 e nei primi anni del ‘900 si sono verificate quelle condizioni per cui un mafioso siciliano andava in America e trovava migliaia di connazionali. Le mafie sono diventate così etniche, mimetizzandosi facilmente con la gente perbene della propria etnia e assumendo la loro difesa. Così – conclude Lupo – hanno maturato un’ampiezza di mentalità affaristica, relazioni e capacità di sottrarsi all’attenzione delle autorità».
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