Contro la mafia “Pianteremo foreste”

Nonostante l’icona cinematografica che riguarda Peppino, nonostante la risonanza degli eventi legati a Cinisi, Badalamenti e gli atti scellerati compiuti dal boss, le famose denunce della “vostra” radio Aut, fra le nuove generazioni c’è ancora chi non conosce la storia del sempre-giovane Peppino. Lei era un suo grande amico, avete lavorato insieme. Vuole raccontarci brevemente la vostra storia?

Puoi leggere del mio rapporto con Peppino l’introduzione del nel
mio libro “Nel cuore dei coralli” (Rubbettino editore 2002). Di fatto
era un rapporto tipicamente politico, sin da quando ci passavamo i
libri: lui quelli di Mao, di Lenin, di Marx, di Bakunin, io quelli di
Sartre, Marcuse, Adorno, Garcia Lorca, Majakovskij. Rispettavamo ognuno la nostra interiorità, sapevamo dei nostri drammi personali, ma non li mettevamo a confronto. Anche il mio inizio di collaborazione a Radio Aut, nell’autunno del ’77 fu fatto con l’impegno reciproco di andare oltre le menate del personale-politico tipiche del movimento del ‘77 e di puntare dritto contro la mafia, contro i padroni politici e contro
il perbenismo borghese. E tuttavia riuscivamo a divertirci e a
realizzarci anche in un terreno così duro. C’è una cosa che mi
commuoveva di lui, il suo amore per i bambini: ogni volta che portavo
mia figlia, di tre anni, alla radio, Peppino la portava a passeggio e
ritornava solo quando lei gli aveva fatto spendere l’ultima lira in
caramelle, gelati e giocattoli.: al punto che dovevo dargli le mie
sigarette.

 

Lo scorso 5 Aprile è stato sradicato l’albero dedicato a Peppino.
Qual è la sua personale opinione sui fatti? Umberto Santino, nella sua lettera aperta, parla di un gesto opera di “mafiosi” o “mafiofili”. La differenza fra le due “tipologie” è sostanziale, non trova? Nel secondo caso avrebbe quasi il valore di una ragazzata, nel primo invece avrebbe un peso più forte…
 

Spero avrai letto anche il mio comunicato sul nostro sito (www.
peppinoimpastato.com). Ritengo che il gesto sia stato fatto da
“apprendisti mafiosi”, cioè da gente che aspira ad entrare in Cosa
Nostra e comincia il suo tirocinio con queste stupidissime bravate, da
esibire ai loro futuri padroni come biglietto di presentazione.

 

Quali sono state le reazioni nel paese, e quali quelle di chi, come
lei, è stato vicino a Peppino e si è mosso in prima persona per
continuare l’opera iniziata insieme a lui?

Il paese, se ti riferisci a Cinisi, è, come al solito, inossidabile, cioè non gliene fotte niente di tutto quello che riguarda Peppino. Cose loro. Per qualche verso, anche noi abbiamo fatto il callo a queste bravate, è successo a Cinisi, dove qualche anno fa le targhe “Via Peppino Impastato” sono state sostituite con “Via Gaetano Badalamenti vescovo”, è successo a Terrasini, è successo a Mazara del Vallo e a Terrasini, dove sono state rotte e non ancora sostituite, è successo ad Isnello, dove il sindaco, non comuni mafiosi, ha fatto
rimuovere un ceppo in cui era scritto: “A Peppino Impastato”. Tutto è
così triste e vergognoso da sembrare quasi normale.

 

Trova che questo fatto rappresenti un passo indietro rispetto alle
conquiste fatte? Dopo l’arresto di Provenzano e i festeggiamenti a un anno dall’evento, potrebbe sembrare che la mafia sia giunta allo stadio terminale. C’è un rischio reale che passi questa idea, che ci si dimentichi che la mafia esiste ancora ed è forte?

Chiariamo subito una cosa: quando la mafia non spara e non combina
casini, vuol dire che tutto è a posto e tutto funziona bene per lei.
Personalmente credo che siamo nella fase di massima espansione del
potere mafioso, non solo in Sicilia, ma in tutto il mondo. Gli affari
vanno bene ovunque, non tanto perchè c’è Cuffaro che comanda in
Sicilia, Berlusconi che, da primo ministro ufficiale continua a fare
il primo ministro-ombra, e tutta una serie di scagnozzi al seguito, non
solo perchè il controllo dell’Afghanistan e dell’Iraq significa il
controllo dei traffici d’eroina e del petrolio, ma anche perchè la
bellicosità militare aumenta la forza di controllo sulla libertà delle
idee e sulla capacità di autogestione dei popoli e dei singoli. La
mafia che ruota attorno a Bush, lo sa bene.

 

Secondo lei è corretto dire che la mafia è cambiata, che ormai fa i suoi affari sotto silenzio, nel senso che è diventata sempre più
“organica” al sistema “legale” con interessi ramificati in tutti i
settori dell’economia? In altre parole è corretto dire che la mafia non è più soltanto quella dei boss invecchiati dentro covi ma risiede nei palazzi del potere?

Non ci sono dubbi. La cosa è così lampante che la vede anche un
cieco. Non solo, ma hanno rafforzato il potere di controllo sui
meccanismi sociali, con la “signoria” del mercato della stampa e delle
telecomunicazioni, con la sostituzione diretta del mafioso al politico,
(pertanto, senza più bisogno di intermediazione), con il controllo
totale del mercato del lavoro, in modo da costringere i giovani a
rivolgersi a loro, con le leggi ad persona e con la delegittimazione o
l’acquisizione al proprio carro di settori della magistratura, in
maniera da non subire conseguenze legali.

 

La mia personale sensazione è che nel mondo giornalistico, locale e non, il fatto di Termini Imerese sia passato quasi sotto silenzio. Cosa ne pensa?

C’è voluto Celentano per rivelare una cosa arcinota, ovvero che
l’Italia è al 72° posto nel mondo per la libertà di stampa. Una banda
di lecchini ha trasformato l’informazione in una oscena e untuosa
glorificazione di alcuni personaggi ed episodi che, nei paesi civili
non dovrebbero interessare nessuno (Ratzinger, Cogne, Moggi, Taricone ecc. ) e che qua diventano motivi “d’interesse nazionale”.

 

Pianterete un altro albero?

Pianteremo foreste: La Cooperativa NOE di Partinico ha messo a
disposizione i propri terreni confiscati alla mafia per piantare un
migliaio di alberi dedicati a Peppino.

Stefania Placenti

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