Due rigori sbagliati, un portiere avversario (il palermitano Calandra che si è esaltato in occasione dei penalty) in vena di prodezze, diverse azioni create e diverse situazioni che giustificano, a proposito di Palermo-Troina, l’etichetta di gara stregata per i rosanero. Il pareggio a reti bianche rimediato al Barbera contro la compagine guidata dal palermitano Boncore, primo pari casalingo in campionato per gli uomini di Pergolizzi, rappresenta il degno finale di un 2019 in cui alle pendici di Monte Pellegrino è successo davvero di tutto. E un anno del genere, in concomitanza con l’ultimo atto del girone di andata, non poteva non finire calcisticamente con una delusione per i tifosi, amareggiati (e lo dimostrano i fischi piovuti dagli spalti al triplice fischio dell’arbitro) per la mancata vittoria e, contestualmente, per gli sviluppi di un campionato che fino a qualche mese fa sembrava archiviato e che invece il Savoia, adesso a sole tre lunghezze di distanza dopo il successo interno sull’Acireale, ha clamorosamente riaperto complice ovviamente l’involuzione dei rosanero.
Analizzando il film della partita, tuttavia, bisogna anche dire che i padroni di casa avrebbero meritato di vincere e che, al netto di una manovra poco fluida per diversi tratti del match, il Palermo ha fatto ciò che doveva. Nel senso che ha tenuto costantemente il pallino del gioco e cercato con diverse soluzioni il modo di scompaginare i piani di un Troina compatto (schierato di fatto con un 5-3-2) e dietro la linea della palla senza soluzione di continuità. Puntare il dito contro Ricciardo e il convalescente Sforzini (gettato nella mischia nella porzione finale della gara solo perché Pergolizzi aveva bisogno di altri centimetri in avanti nel tentativo di cambiare l’inerzia) per avere fallito i due rigori sarebbe, a posteriori, troppo facile. I rigori si sbagliano – il numero 9, però, che aveva steccato dagli undici metri anche a Marsala alla prima giornata, non ha calciato bene come avvenuto peraltro domenica scorsa a Castrovillari con esito differente – e nell’analisi di una gara non possono essere bypassate variabili importanti come la casualità o come in questo caso i meriti di un avversario abile a difendersi con ordine.
Detto questo, dopo avere riconosciuto alla capolista tutti gli sforzi compiuti per portare a casa i tre punti ed imporsi su un Troina che ha tirato solo due volte verso la porta difesa da Pelagotti, resta comunque la sensazione di un Palermo incompiuto. Di una squadra che, nonostante le difficoltà e le trappole di una gara insidiosa, se fosse stata in un momento più brillante molto probabilmente avrebbe trovato gli strumenti giusti per sbloccare il risultato e la chiave necessaria per aprire le maglie della retroguardia rossoblù. Le premesse sono state create, per vie centrali e anche attraverso i corridoi laterali con un paio di spunti di Felici e Ficarrotta. Il problema è che in quest’ultimo periodo diversi elementi dell’organico faticano in fase realizzativa e non hanno quella lucidità che più di una volta nel primo segmento della stagione ha consentito alla formazione di Pergolizzi di fare la differenza in zona gol.
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