L’ultima seduta del Consiglio comunale comincia con la protesta di tre diverse categorie di lavoratori catanesi. Prosegue alla presenza gli agenti della Digos in borghese. Termina con lo scioglimento per mancanza del numero legale. Un esito, quest’ultimo, che non è una sorpresa quando c’è da affrontare – come avvenuto anche ieri sera – la delibera sull’affidamento degli stalli di sosta a pagamento alla società partecipata Sostare.
L’atto, sul quale si è registrata la frizione tra l’aula e il presidente della ditta Gilberto Cannavò, non avrebbe il benestare del Senato catanese, che pure stavolta decide di prendere tempo. Stupore invece, anche tra i consiglieri, per la folta presenza di pubblico. Circa cento persone, in rappresentanza di: commercianti del centro storico scontenti per le scelte dall’amministrazione in tema di Attività produttive, dipendenti della ditta Sostare preoccupati per il rallentamento sul nuovo contratto di servizio e gli operai di Officine meccaniche che non percepiscono lo stipendio da quattro mesi. Tra loro, a sorvegliare sulla quiete dell’atmosfera in consiglio, diversi agenti in borghese della polizia.
Sono i meccanici specializzati che si occupano della manutenzione dei mezzi comunali – compresi quelli della nettezza urbana – i più arrabbiati. Guidati dai sindacalisti Matteo Spampinato e Carmelo Condorelli di Uil metalmeccanici, cercano più volte di ottenere un incontro con l’assessore al Personale Marco Consoli per avere qualche risposta sul loro futuro lavorativo e sugli stipendi in arretrato. Qualcuno minaccia pure di bloccare i lavori, entrando in aula.
«Lo scorso mese di settembre il Comune di Catania si è sostituito, da un punto di vista amministrativo e retributivo, all’azienda Officine meccaniche. Quest’ultima non era più autorizzata ad assumere appalti perché aveva perso i requisiti», spiega Spampinato. «I lavoratori aspettano ancora che il Comune paghi loro quattro stipendi. Queste persone non hanno più nulla da mangiare», continua il sindacalista. L’azienda è nata nel 2009, aveva sede a San Giovanni La Punta e si chiamava Puntese diesel, poi ha cambiato nome e ha aperto tre officine nel capoluogo etneo: una alla zona Industriale, una in via Duca degli Abruzzi e un’altra in via Palermo. Le stesse che effettuano le manutenzioni dei mezzi comunali.
«Non ce ne andiamo se non ci dicono che ne sarà di noi e dei nostri soldi», dice all’aula Carmelo Strazzeri, meccanico 57enne. «A casa non ho più la luce. Da quando non ho lo stipendio non posso pagare le bollette», racconta l’uomo. Che aggiunge: «Spero non continuino a prenderci in giro». «Lo sapete che quest’uomo ha una moglie sulla sedia a rotelle e per colpa vostra non ha nemmeno l’elettricità a casa?», urla un suo collega al vicesindaco Marco Consoli. Che subito viene raggiunto dagli agenti della Digos. «Io ho il pagamento del mutuo della casa indietro di due rate. So per certo che alla politica non gliene frega nulla», aggiunge Carlo Di Mauro, anche lui meccanico specializzato di 50 anni.
A calmare gli animi ci pensano l’assessore alla Legalità Rosario D’Agata e la presidente del Consiglio Francesca Raciti. Entrambi si avvicinano a trattare con gli operai di Officine meccaniche, fissando infine un incontro con i sindacati in settimana. «Noi aspettiamo le riunioni perché non possiamo fare altro. Ma mi piacerebbe vedere cosa farebbero loro se non avessero lo stipendio da quattro mesi», conclude Strazzeri. Poco dopo la fine delle tensioni, in aula, restano solo tre consiglieri – Raciti, Alesandro Porto ed Ersilia Saverino – e la seduta viene rinviata al giorno dopo per mancanza del numero legale.
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