Concorsone: test facile o ingiusto? I pareri (opposti) di due aspiranti prof

Un quiz degno di Mike Bongiorno. Una prova di logica semplice che ormai si sostiene anche prima di un colloquio. Un metodo drastico per tagliare il numero di partecipanti, sulla base di nozioni non comuni a tutti. Un’ottima maniera per eliminare chi non è abituato a usare la logica ma dovrebbe conoscerla. Concorsone, the day after. I commenti dopo la prova preliminare del concorso a posti e cattedre, per titoli ed esami, finalizzati al reclutamento del personale docente nelle scuole dell’infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado si sprecano e social network, forum, giornali pullulano di pareri contrastanti. Da una parte c’è chi sostiene che la scelta di una prova marcatamente logica sia stata utile: qualsiasi materia (dalla grammatica alle scienze) non ne è priva, spiegano. Dall’altra ci sono molti – tra i quali l’esercito di rimandati, due su tre – convinti sostenitori della scorrettezza della prova strutturata in maniera tale da escludere chi non ha affinità con numeri e informatica.

«Ho trovato il test estremamente facile», afferma Fabio Chisari. Esame abbordabile con solo «qualche domanda più capziosa». Eppure la percentuale di bocciati è significativa: semaforo verde per 88.610 candidati su 264.423 che si sono seduti davanti al computer. «Secondo me – sostiene Chisari – in molti si sono presentati senza essere preparati, come dilettanti allo sbaraglio». Un minimo di studio attraverso i test messi a disposizione sul sito del Ministero – il cosiddetto esercitatore – avrebbe permesso la soglia minima richiesta per passare il test preliminare. «Dopo la prima selezione, saranno le prossime prove a stabilire se si è preparati e in grado di insegnare». D’altronde, «questo test era necessario: sarebbe folle pensare di poter correggere 321mila esami».

«Ho fatto il test assieme a 21 colleghi, sono passato solo io. E’ stata una strage». Non usa messe misure Giuseppe Scatà, docente abilitato, che afferma: «Non è stato un esame che ha verificato competenze specifiche, è stato fatto un taglio non in maniera democratica». Troppe competenze matematiche e informatiche, difficile anche il livello di conoscenza dell’inglese richiesto. «Era necessario molto studio, soprattutto online, ma non tutti hanno le stesse possibilità di accedere a un pc». Tra quanti non hanno a disposizione una connessione e  chi lavora già a tempo pieno (magari avendo a carico una famiglia) il test computer based ha tolto possibilità concrete, secondo Scatà, a molti validi candidati. Per non parlare della pressione di dover rispondere a 50 quesiti in 50 minuti. «Sono stati utilizzati criteri non pertinenti al futuro della scuola – continua Giuseppe Scatà – Precari che insegnano da anni, con un’enorme esperienza, si sono trovati fuori». E in effetti le statistiche gli danno ragione: hanno avuto più successo gli iscritti di età compresa tra 25 e 26 anni e quelli tra i 35 e 37 anni. Di conseguenza, hanno fallito la prova quelli dai 39 anni in su.

Su un punto i pareri di entrambi gli aspiranti prof sono concordi: l’ottima organizzazione. «L’esame è stato ben organizzato. Zero possibilità di barare, bluffare o essere aiutati», afferma Giuseppe Scatà che ha sostenuto la prova nel plesso dell’istituto Marconi. Tutto liscio anche per Fabio Chisari, al Vaccarini: «Nemmeno sembrava di essere in Sicilia», scherza.

Archiviata la contestata prova, la prossima tappa per quanti mirano al contratto a tempo indeterminato nella scuola pubblica italiana è lo scritto. Secondo le disposizioni ministeriali, «il calendario delle prove scritte sarà reso pubblico dal Ministero nella Gazzetta Ufficiale del 15 gennaio 2013». Poi toccherà alla prova orale durante la quale verrà simulata una lezione di trenta minuti. In Sicilia saranno poco meno di 11mila i docenti che cercheranno di occupare i posti disponibili (261 per la scuola dell’infanzia, 202 quelli per la primaria. Le cattedre della secondaria sono divise in base all’ambito d’insegnamento).

 

[Foto di scui3asteveo]

Carmen Valisano

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