Negli anni ’90 l’hanno chiamata la stagione dei concorsi: un’imbarcata di dipendenti pubblici senza precedenti in Sicilia, talvolta assunti con formule non proprio limpidissime, a rimpinguare l’esercito di uomini e donne necessari per fare andare avanti le macchine amministrative. 11.884, tanti ne servono secondo le stime di palazzo d’Orleans per la sola Regione Siciliana. Poi è arrivata l’austerity con l’accordo Stato-Regione e il blocco per tutti delle assunzioni. Un blocco attivo finché non saranno ripianati i debiti dell’Isola e dei vari enti, in pratica, se non uno stop a tempo indeterminato, poco ci manca. Il problema è che dopo trent’anni molte di quelle persone assunte negli anni ’90 hanno raggiunto l’età pensionabile e in gruppi piuttosto numerosi, così come sono arrivati, se ne stanno andando.
Degli 11.884 dipendenti che servirebbero alla Regione, allo stato attuale, ne restano poco più di diecimila. Mancano all’appello quasi 1.800 figure, 1.400 secondo le parole di Renato Schifani, presidente ottimista. Dai tecnici ai dirigenti, tanti amministrativi, con la Regione costretta a fare di necessità virtù, come nel caso della Biblioteca dell’Assemblea regionale, dove una volta pensionati i pochi archivisti rimasti, si sarà costretti ad attingere dal bacino interno, che di certo non prevede figure con quella specifica professionalità. E lo stesso vale per tanti altri tra dipartimenti, assessorati, uffici.
«Partirà una nuova stagione dei concorsi – dice sicuro a MeridioNews Dario Daidone, presidente della commissione Bilancio di palazzo dei Normanni – Cercheremo professionalità di alto profilo, più aggiornate e competenti». Ma prima, è chiaro, va convinta Roma a cedere sull’accordo che lega le mani alla Regione. «Stiamo dimostrando al governo nazionale che di anno in anno stiamo migliorando in maniera progressiva con il piano di rientro per ridurre il debito – dice il governatore dal palco della convention di Forza Italia – Di questo non potranno non tenerne conto».
E da parte di Roma, come si apprende da fonti di palazzo, parrebbero esserci «timidi segnali d’apertura» per una trattativa, quella con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgietti, che sta portando avanti Renato Schifani in prima persona, con il presidente forzista. Impossibile infatti saperne di più, nemmeno dagli assessorati, che rimandano sistematicamente ogni quesito ricevuto al governatore. Per Schifani, come confermano voci vicine al suo staff, ormai quello dell’allargamento della pianta organica è diventato un vero e proprio punto fermo dell’azione politica del presidente.
Una trattativa che potrebbe fare bene non solo alla Regione, ma anche ai Comuni, se è vero com’è vero che persino il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, parlando della propria azione amministrativa nei primi cento giorni al governo del capoluogo di regione, ha lamentato di avere fatto il possibile nonostante i soli 33 dirigenti presenti in squadra. Intanto poco meno di un mese fa è stato pubblicato dallo stesso Comune un bando per il ricambio generazionale con cui si cercano 88 figure: dall’economista all’avvocato, dal tecnico, che saranno scelte direttamente in base al piazzamento ottenuto.
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