Una nota di poco meno di due pagine. È il documento, a firma dell’assessora regionale Luisa Lantieri, che da alcuni giorni scuote la serenità di oltre 260 Comuni siciliani. Quelli che, in mancanza di approvazione dei bilanci previsionali 2016, negli scorsi mesi si sono visti assegnare un commissario dalla Regione, con il compito di riuscire lì dove burocrazie e politica locale non sono stati in grado.
La comunicazione partita dal dipartimento agli Enti locali dà un’interpretazione netta in materia di cessazione degli organi comunali nel caso di mancata approvazione del documento finanziario, estendendo la decadenza del consiglio alla giunta. In poche parole, a rischiare da adesso in poi non saranno solo i consiglieri, ma anche sindaci e assessori. Tale scenario viene fuori dalle modifiche introdotte dalla legge elettorale approvata dall’Ars il mese scorso. «La disposizione trova immediata applicazione nei casi di inadempienza derivante da mancata approvazione del rendiconto di gestione o da mancata deliberazione del bilancio di previsione», si legge nella nota.
Vale a dire che nelle prossime settimane larga parte delle amministrazioni comunali si troveranno a dover fare i conti con la possibilità di vedere interrotta anzitempo la propria esperienza. Al contempo, la circolare dell’assessora apre la porta a scenari nei quali i giochi politici potrebbero influenzare profondamente i comportamenti dei consigli comunali. A spiegarlo è il vicepresidente di Anci Sicilia, Paolo Amenta. «Con questa novità a rischiare seriamente saranno tutti i Comuni in cui il sindaco non ha la maggioranza in consiglio comunale – commenta Amenta, che è sindaco a Canicattini Bagni – poiché l’opposizione, rifiutandosi di approvare entro il tempo utile il bilancio, potrà determinare la caduta del sindaco, preparandosi a un ritorno alle urne».
Chi non vuole saperne di ridurre ai riflessi politici la nomina dei commissari è la stessa Lantieri. «La Regione, con l’approvazione della legge elettorale regionale, non ha fatto altro che recepire una normativa nazionale – spiega l’assessora a MeridioNews -. In linea teorica i Comuni avrebbero dovuto approvare i bilanci già ad aprile e invece siamo a metà settembre. Al contempo abbiamo invitato i commissari a insediarsi soltanto dopo il cosiddetto riparto dei fondi spettanti agli enti locali, perché non avrebbe avuto senso attivare gli iter commissariali senza dare ai Comuni la possibilità di conoscere le somme da inserire nei bilanci alle voci trasferimenti».
Tuttavia, è innegabile che l’azione dei commissari nominati dalla Regione potrà determinare veri e propri sconvolgimenti nelle geografie politiche dell’Isola. Sono tanti, infatti, i Comuni che rischiano di veder saltare giunte e consigli. Tra di essi i casi di due delle tre città metropolitane: sia a Messina che a Catania, infatti, le amministrazioni si trovano nella condizione di dover trovare il modo di approvare i bilanci di previsione dell’anno in corso se non vorranno essere costrette a un ritorno anticipato al voto.
La questione, come detto, si fa ancora più delicata nei Comuni dove il consiglio comunale – ultimo organo deputato ad approvare il documento finanziario – è in mano all’opposizione. Emblematico, in tal senso, è il caso di Enna, dove il sindaco Maurizio Dipietro da tempo si trova a dover fare i conti con il comportamento dei consiglieri del Partito democratico che, rifiutandosi di approvare il bilancio, mettono a rischio il futuro dell’amministrazione. Una manovra dall’interesse esclusivamente politico, secondo il primo cittadino, che è arrivato a occupare l’aula consiliare.
Ad Acate, invece, a tenere banco è il comportamento del Movimento 5 stelle. Negli scorsi giorni, i pentastellati in consiglio sono stati accusati di aver fatto male i conti, rischiando di farsi fuori da soli nel caso in cui fosse rimasta in vigore la norma che prevedeva la decadenza soltanto del consiglio comunale. Ma con la circolare assessoriale, l’apparente ostruzionismo potrebbe rivelarsi funzionale ad anticipare i tempi per le nuove elezioni.
La sensazione generale, tuttavia, rimane quella per cui il futuro dei Comuni sia ancora lontano dall’essere chiarito. A sostenerlo è uno degli stessi commissari nominati da Palazzo d’Orleans. «L’interpretazione dell’assessorato non lascia dubbi, ma rimane un’interpretazione – dichiara -. Decadessero realmente sindaci e assessori ci si ritrovererebbe con una serie di ricorsi al Tar». E i problemi politici si avrebbero anche nel futuro. «Stando così le cose un sindaco neoeletto ma senza maggioranza in consiglio potrebbe essere fatto fuori dopo un anno, non appena si tratterà di discutere il bilancio», conclude.
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