Comune, Ferrandelli e Mattaliano pronti a dimettersi «Per dire no alle mistificazioni e a decisioni mai prese»

«Ieri io e Cesare Mattaliano abbiamo depositato presso un notaio le nostre dimissioni dal consiglio comunale, che saranno operative appena si arriverà al quorum necessario (21 consiglieri, ndr) per lo scioglimento anticipato di Sala delle Lapidi». Così Fabrizio Ferrandelli, capogruppo a Palazzo delle Aquile del movimento I Coraggiosi, spiega in una affollata riunione le prossime mosse riguardo alla delicata situazione delle finanze comunali, giustificando tale iniziativa perché «bisogna dire no ad altri quattro anni di mistificazioni e decisioni non prese».

Le critiche alla sindacatura di Leoluca Orlando sono a 360 gradi e partono da lontano, dalla scorsa campagna elettorale, quando Ferrandelli iniziò a sottolineare come le cifre del passato bilancio non fossero quelle reali e come il Comune fosse in pericolo economico-finanziario, a fronte di una narrazione del primo cittadino che non li ha mai convinti. «Avevamo – continua – le idee chiare sui disallineamenti nei conti del Comune e delle partecipate, e i documenti prodotti dalla ragioneria e le testimonianze dei presidenti delle aziende hanno portato a galla la verità, confermata dal bilancio consolidato e dalla relazione del Ministero dell’Economia. Il sindaco in sette anni non ha cambiato direzione, però la Corte dei Conti ha chiarito che i rendiconti non vanno, i revisori hanno paventato il rischio commissariamento e adesso la Regione ci ha realmente commissariato sia per il bilancio consuntivo 2017 che per il preventivo 2018».

Ed è proprio quest’ultimo strumento, che racchiude il prospetto finanziario ipotizzato per il triennio 2018-2020 che raccoglie le maggiori critiche dai due consiglieri d’opposizione: «Il Comune – dicono – allunga il sugo tagliando i servizi, ma nel bilancio consuntivo c’è un disallineamento di 70,7 milioni di cui solo 28 sono coperti, mentre dal 2019 si rischia un ammanco di 195 milioni». E Mattaliano snocciola alcuni esempi di quanto previsto nel documento contabile che sarà presentato in aula lunedì 8 ottobre: «Nel bilancio previsionale i fondi per il diritto all’istruzione passeranno da 72 milioni di euro (2018) a 48 (2019) e infine a 42 (2020); la tutela del territorio, con tutti i rischi idrogeologici che ci sono nella periferia nord della città, si ridurrà da 203 a 154 e poi a 141 milioni; mentre il capitolo trasporti verrà praticamente dimezzato tra 2018 e 2019, scendendo da 208 a 117 milioni di euro».

Secondo Ferrandelli e Mattaliano  a pagare le conseguenze delle sforbiciate saranno i dipendenti comunali, visti come agnelli sacrificali sull’altare della riduzione delle spese, e  ipotizzano come dal prossimo gennaio siano a rischio 680 lavoratori e le loro famiglie, tra vigili urbani, ingegneri e insegnanti di asili nido. Inoltre spiegano che la loro non è solo una bocciatura dei conti, ma di una visione della città, parlando dei problemi per la raccolta differenziata (per la quale il Comune è commissariato), la mancanza del Pgtu (il piano traffico) che ha ricadute nei rapporti con l’Amat, le difficoltà della stessa azienda trasporti legata ai mancati introiti Ztl e ai costi per il tram, l’abbandono della costa Sud, l’impiantistica sportiva negata, le 140 salme presenti nel deposito del cimitero dei Rotoli.

Per questo Ferrandelli, che parla della sua comunione d’intenti su alcuni punti con il presidente della Regione Nello Musumeci (ma nega qualsiasi adesione a Diventerà Bellissima o la nascita di un gruppo comunale omonimo), si rivolge «a tutti i consiglieri, compresi quelli di maggioranza, affinché vengano bocciati i bilanci. Non si può andare un altro minuto avanti così». Un richiamo a far fronte comune con le altre opposizioni, ma non solo, visto che per far decadere il consiglio servirebbe – numeri alla mano – far proseliti tra le forze che sostengono l’attuale giunta: «Nelle prossime settimane – conclude Mattaliano – con i lavori d’aula sui bilanci sono convinto che le coscienze della maggioranza saranno al bivio, e mi aspetto un atto di responsabilità che porti alle dimissioni».

Massimo Gucciardo

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