Giunge finalmente all’epilogo la vicenda di quella che è stata ribattezzata la terra dei fuochi di Comiso. L’area dell’ex cava di marmo di contrada Purrazzito, nella quale nell’estate di tre anni fa si verificarono episodi di combustione sotterranea dal terreno, con la conseguente fuoriuscita di fumi maleodoranti che hanno causato diversi problemi di salute ai residenti, sarà bonificata entro tre mesi dalla ditta Caruso Marmi, con la collaborazione della società 4R Ecologia e Costruzione di Chiaramonte Gulfi, specializzata in trattamento e recupero di rifiuti pericolosi e non. A comunicarlo alla Regione, all’ex provincia di Ragusa, al sindaco di Comiso, alla èrefettura, all’Arpa e all’Asp 7 sono stati i responsabili dell’area, Francesco Nigito (ex amministratore di Soif, responsabile dell’inquinamento) e Franco Caruso, subentrato a Nigito con la sua azienda che ha inglobato Soif. Il coordinamento delle opere di bonifica è stato affidato al geologo Salvatore Iozzia, redattore del piano autorizzato.
Nell’autunno del 2014, nella cava di pietra autorizzata dal distretto minerario di Catania per l’estrazione del marmo arrivarono i tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale, la polizia provinciale e personale del settore Geologia e tutela ambientale della Provincia ed effettuarono una serie di prelievi e accertamenti, rilevando la presenza di cromo totale, diossine e furani nel suolo e di diossina nell’aria, tutte sostanze cancerogene sprigionate dalla combustione di materie plastiche illecitamente conferite e parzialmente seppellite nei vuoti di scavo dell’ex cava Purrazzito. Il progetto per la bonifica è stato approvato a febbraio 2016 ma, sebbene la data di inizio dei lavori dovesse essere comunicata entro sei mesi, questo non è successo e così il 31 ottobre scorso l’ordine di intervenire è arrivato, tramite decreto, direttamente dal Dipartimento regionale acqua e rifiuti.
I lavori saranno suddivisi in tre fasi: nella prima, della durata di 15 giorni circa, si procederà alla preparazione, alla recinzione e all’organizzazione del cantiere, che riguarderà un’area delimitata di 22mila metri quadrati con il prelievo di due campioni di terreno da far analizzare; nella seconda, di 45 giorni, saranno eseguiti i lavori di scavo e saranno divise le varie tipologie di rifiuti; nella terza – lunga un mese – i materiali inquinanti saranno conferiti negli impianti di trattamento e recupero autorizzati, quelli non inquinanti saranno riutilizzati in loco.
Prima di passare all’ultima fase, sarà svolta un’indagine di collaudo sul fondo e sulle pareti dello scavo, per accertare che i parametri dei composti presenti siano nei limiti previsti dalla legge. Se così dovesse essere, l’intervento sarà completato; in caso contrario, si procederà con l’escavazione di nuovi volumi di terreno e alla redazione di un nuovo piano. L’obiettivo, comunque, è di non superare i 90 giorni di lavori, anche se dovessero esserci intoppi.
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