Estate 2014. In contrada Porrazzito-Cifali, alla periferia di Comiso, a causa di un incendio si scatena una combustione sotterranea e dal terreno cominciano a fuoriuscire fumi maleodoranti che causano problemi di salute ai residenti. Si susseguono nausee, mal di testa, lacrimazioni abbondanti e sensazioni di soffocamento. Temendo un inquinamento, anche perché si tratta dell’area in cui c’era una cava di pietra autorizzata dal distretto minerario di Catania per l’estrazione del pregiatissimo marmo, viene presentato un esposto in procura, con conseguente avvio delle indagini e richiesta d’intervento dell’Arpa. I tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale, a ottobre, effettuano una serie di analisi, rilevando la presenza di cromo totale, diossine e furani – tutte sostanze cancerogene – nonché di altri composti tipici dei materiali plastici. Il Comune, per far fronte all’emergenza, avvia nell’immediato delle azioni di insabbiamento.
Quando alla Soif, la società che gestiva la cava e che è stata condannata al pagamento degli interventi di bonifica, subentra la Caruso Marmi, il proprietario si impegna a farsene carico. Ad oggi, però, il risanamento non è mai avvenuto e i residenti, che si sono riuniti nel comitato No terra dei fuochi a Comiso, chiedono a gran voce l’inizio dei lavori. In questi due anni e mezzo del problema si è discusso molte volte in prefettura e la scorsa settimana c’è stato un incontro a Palermo, al quale hanno preso parte sia un dirigente del Comune di Comiso che l’azienda, con quest’ultima che ha ribadito di essere pronta a iniziare le operazioni. Al termine dell’incontro dal Comune hanno fatto sapere che «a breve sarà comunicata la data dell’inizio dei lavori».
I cittadini, però, questa frase dicono di averla già sentita troppe volte e vogliono che il sindaco, Filippo Spataro, metta tutto nero su bianco nel corso di un incontro già richiesto e che dovrebbe avvenire nei prossimi giorni. E nonostante le esalazioni non si siano più ripresentate, si dicono lo stesso molto preoccupati, anche perché si tratta di sostanze precursori della diossina. Il progetto per la bonifica dell’area è stato approvato nel febbraio 2016. Da quel momento, ed entro sei mesi, si sarebbe dovuta comunicare la data di inizio dei lavori ma, come detto,questo non è successo, nonostante l’ordine giunto direttamente dal Dipartimento regionale acqua e rifiuti con un decreto del 31 ottobre 2016.
Nel frattempo, il titolare della Soif è finito sotto processo e l’iter giudiziario sta camminando di pari passo con quello amministrativo, finalizzato a far chiarezza su cosa sia realmente successo nell’estate di tre anni fa. In un comunicato a firma del comitato si legge: «Ai sensi del Testo unico per l’ambiente, onerato a bonificare è il responsabile dell’inquinamento ma, nelle more del processo penale e dell’accertamento della responsabilità penale, dovrebbe essere il comune di Comiso a predisporre le procedure di bonifica e ad anticipare le spese che poi potrà chiedere alla Regione o, se riterrà opportuno, anche al responsabile dell’inquinamento». Vale la pena ricordare, anche se non c’è mai stato un allarme in tal senso, che proprio in questa zona sono presenti i pozzi d’acqua comunale che forniscono Vittoria e Pedalino.
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