Come perdere 57 kg in 13 mesi

Altro che diete ferree o barrette dimagranti, il californiano Steve Vaught ha optato per la soluzione dell’esercizio fisico! Che non si è rivelata poi tanto semplice, ma certamente la più appagante.

Seguendo l’esempio di “Forrest Gump”, il 10 Aprile del 2006 il nostro eroe decise di abbandonare temporaneamente la moglie e i due figli per incamminarsi alla volta della Grande Mela. Alla partenza 187 kilogrammi e una forte determinazione.

 

L’itinerario, che lo ha condotto a visitare il continente americano in lungo e soprattutto in “largo”, prevedeva una distanza di 5000 km, da San Diego fino a New York City. Durante il cammino, ripercorrendo la Route66 consacrata a metà degli anni Cinquanta da “On the Road” di Jack Kerouac, totalmente percorso a piedi, ha consumato ben 14 paia di scarpe, affrontato tante e differenti condizioni climatiche, ma non ha perso mai la sua grinta. È stato alimentato dalla calorosa accoglienza della gente che ha incrociato nel suo percorso; casualmente in un primo momento, ma non appena il suo caso  si è divulgato nel circolo mediatico della stampa statunitense e del web, è diventato una star. Nome d’arte “Fat Man Walking” (di associazione alla pellicola di Tim Robbins) con tanto di sito ufficiale (www.TheFatManWalking.com). Seguaci virtuali che assistono alle sue imprese e gli inviano messaggi di incoraggiamento. Sostenitori che lo attendono ai margini delle strade, per scattare una foto con lui o fare uno spuntino. “C’è gente che parte dalla California e arriva in Arizona solo per mangiare qualcosa con me”, ha dichiarato lui stesso in un’intervista per il North County Times di San Diego, “altri mi dicono che non fumeranno fintantoché continuerò la mia marcia”.

 

Dietro al desiderio di perdere quel peso fisico opprimente che da qualche anno gli impediva di condurre una vita normale, si cela una motivazione più profonda. Si tratta di un “viaggio interiore, di espiazione”. Tutto ebbe inizio quando nel lontano 1990 Steve causò la morte di due poveri anziani in un incidente autostradale. Il problema non sta nella responsabilità, non ancora attribuita, ma piuttosto nell’enorme senso di colpa che l’uomo si è portato dietro come un pesante fardello in questi quindici anni. Fu in quell’occasione che la sua rabbia ed impotenza si riversarono nel cibo, ed è così che iniziò a prendere chili su chili.

 

Dunque quasi la versione americana del pellegrinaggio di Compostela, viaggio profondamente meditativo, che aiuta ed invita a riflettere, a fare chiarezza nella propria vita, a metter ordine nel cervello, a stabilire delle priorità. Ma se nel Cammino di Santiago si arrivano a percorrere mediamente 700 km al mese, il sig. Vaught se la sta prendendo propria comoda. I motivi si possono solo immaginare: forse per la popolarità che lo sta affascinando, forse per la forte carica arricchente di un tale “spedizione” che ti permette di socializzare, conoscere sempre nuova gente, stili di vita, culture. E chi non sognerebbe un anno sabbatico tutto da dedicare alla ricerca e riscoperta di se stessi?

 

In un universo parallelo e utopico, l’esempio del trentanovenne Steve Vaught potrebbe aprire la strada ad un nuovo modo di amministrare la giustizia: al posto della condanna di detenzione, una bella camminata riflessiva! Un universo utopico che di sicuro non è un Paese dove ancora s’infligge la pena di morte…

Benedetta Motta

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