Dalla definizione di modelli organizzativi uniformi in tutto il territorio regionale fino alla formazione e all’aggiornamento professionale del personale, passando per i servizi al cittadino, l’istituzione di un numero telefonico unico per l’accesso alle centrali operative e la realizzazione di sistemi integrati per lo scambio di informazioni. Il governo regionale pone le basi per la riforma della polizia municipale nell’Isola, attraverso un disegno di legge predisposto dall’assessorato regionale alla Funzione pubblica e Autonomie locali, guidato da Bernadette Grasso, e che, verosimilmente dopo la pausa estiva, dovrà essere incardinato all’Ars per iniziare l’iter parlamentare nelle commissioni di merito.
Non più corpi municipali a sé stanti, ma singole strutture coordinate dalla stessa Regione, che si occuperà anche di garantire il supporto e l’assistenza tecnica, di definire le caratteristiche delle uniformi e di monitorare e raccogliere i dati inerenti le funzioni della polizia locale. La struttura di coordinamento sarà predisposta in seno al dipartimento per le Autonomie locali, anche attraverso l’istituzione del comitato regionale per la polizia locale, formato dal dirigente del dipartimento, insieme ai comandanti delle municipali dei comuni capoluogo, due comandanti dei comuni minori, indicati dall’Anci, due ufficiali di polizia locale e tre docenti universitari, anche in pensione.
«La Regione – si legge ancora nella proposta di legge – promuove la realizzazione di un sistema permanente di reclutamento, formazione obbligatoria, qualificazione, addestramento e aggiornamento professionale degli appartenenti alla polizia locale». Per la formazione permanente il ddl prevede un fondo di 50mila euro per l’organizzazione dei corsi. È previsto anche un corso-concorso per il reclutamento di nuovi agenti, che verrà definito in un successivo decreto da parte dell’assessorato.
Non soltanto sicurezza, il ddl infatti prevede anche compiti specifici da affidare alla polizia locale: dall’orientamento delle politiche sociali «a favore di soggetti a rischio devianza anche all’interno di un programma più vasto di politiche di sicurezza urbana» fino alla possibilità di realizzare campagne informative, interventi di riqualificazione urbana, mediazione culturale, animazione sociale. Viene ribadito anche il ruolo del poliziotto di quartiere.
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