Gli scricchiolii sono diventati crepe. E adesso la preoccupazione per tre infrastrutture cruciali per la Sicilia è a livelli molto alti. Ieri sera il consiglio di amministrazione della Cmc – il colosso delle costruzioni che porta avanti i lavori sulla Caltanissetta-Agrigento, la metropolitana di Catania e la Palermo-Agrigento – ha chiesto di accedere al concordato preventivo con riserva. Uno strumento che viene usato dalle aziende in crisi economica per superare le difficoltà, mediante accordi con i creditori sotto l’ombrello di un tribunale. In alcune occasioni al concordato preventivo è seguito il fallimento, ma la società emiliana sottolinea invece l’intenzione di andare avanti, in continuità aziendale, «conseguire il risanamento della posizione debitoria e il riequilibrio della propria posizione finanziaria, porre in sicurezza il patrimonio e tutelare, in tal modo, tutti i portatori di interessi». Ma tanto non basta a rassicurare la Regione. Da circa due mesi l’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone aveva sollevato perplessità sulla capacità di Cmc di portare avanti i cantieri in Sicilia, visti i recenti rallentamenti e dopo alcune ispezioni ai cantieri. E adesso tuona: «Avevamo ragione a essere preoccupati, quello che temevamo si è puntualmente verificato. Il governo regionale – aggiunge – chiederà al ministero dello Sviluppo economico un tavolo tecnico per capire la sorte dei tre grossi cantieri. Il ministero decida subito se Cmc ha la forza di continuare i lavori o se è meglio che vada via». Anas da parte sua si dice in attesa di conosceremo gli sviluppi, senza escludere nessuno scenario.
In Sicilia la Cmc – che in Italia conta novemila dipendenti – è titolare di appalti per oltre un miliardo di euro. Per quanto riguarda il raddoppio della statale 640 tra Caltanissetta e Agrigento, una prima tratta, da Porto Empedocle all’innesto della statale 626 Caltanissetta-Gela, è stata completata ed è funzionante. Restano altri 28,2 chilometri fino allo svincolo Imera della A19, per un appalto da circa 800 milioni di euro. C’è poi il cantiere a Bolognetta, sulla Agrigento-Palermo. Qui lavori riguardano il tratto tra Palermo e Lercara Friddi per 230 milioni di euro. Infine dalla Cmc dipende il futuro della metropolitana di Catania: due cantieri sono aperti sulle tratte Stesicoro-Aeroporto (consegna prevista entro la fine del 2020) e Nesima-Monte Po (consegna entro agosto 2019). In più nelle settimane scorse ha vinto l’appalto per il prolungamento da Monte Po a Misterbianco per altri 112 milioni di euro. Ma dappertutto i lavori sono fermi o vanno molto a rilento.
Al cantiere di Caltanissetta oggi sono presenti solo poche unità, giusto per garantire la sicurezza. «La preoccupazione è altissima – spiega Franco Cosca, della Fillea Cgil che nei prossimi giorni parteciperà a un incontro sindacale nazionale sul tema Cmc – gli stipendi di ottobre sono stati regolarmente pagati, ma a lavoro non c’è praticamente nessuno. Venerdì si sono chiuse le procedure di licenziamento previste e gli operai rimasti sono in ferie. Anche i posti dove solitamente vanno a mangiare sono chiusi». I licenziamenti (in totale circa 180) erano già concordati perché i lavori si dovrebbero avviare verso la fase conclusiva, durante la quale c’è meno necessità di manodopera. Ma nelle ultime settimane altri lavoratori hanno chiesto volontariamente di rientrare nella procedura, in modo da avere garantiti quantomeno gli ammortizzatori sociali. «Non si riesce a capire come si andrà avanti», ammette Cosca.
Alla metropolitana di Catania la consegna della Nesima-Monte Po è già slittata da giugno ad agosto e i lavori continuano a procedere a rilento. «Si sta andando avanti piano – conferma Salvatore Fiore, direttore di Ferrovia circumetnea – ma contiamo di recuperare il tempo perso. Confidiamo che Cmc possa continuare i lavori. A differenza dei casi negativi precedenti seguiti a concordato preventivo, questa società – conclude – è una realtà ben più consolidata».
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