Un’ assemblea regionale piuttosto dimezzata. All’hotel San Paolo Palace di Palermo, il Partito democratico siciliano, che aveva chiamato a raccolta le sue truppe per brindare alla nascita del Governo Crocetta ter, ha registrato più assenze che presenze. Alcune anche di un certo calibro ed alquanto eloquenti, come quella di Mirello Crisafulli, che non si è mosso da Enna e di molti dirigenti cuperliani. Ma non solo. Lo stesso Davide Faraone ha fatto la sua comparsa, ma se ne è andato abbastanza in fretta.
Insomma, come abbiamo scritto stamattina, non è affatto vero che la nascita del nuovo esecutivo regionale ha riunito il Pd. Anzi, al contrario, ha creato nuove fratture e malcontento, soprattutto nell’ala cuperliana, che non a caso, oggi, si è presentata all’assemblea in numero ridottissimo.
Anche se in pochi, hanno però conquistato la scena con le critiche più accese al Crocetta ter e allo stesso partito. Da Franco Piro ad Angelo Capodicasa, fino all’ex segretario dei Ds, Tonino Russo. Nel mirino gli accordi tra Crocetta e il segretario regionale, Fausto Raciti, che hanno portato alla nascita di un Governo che non è «né politico, né tecnico». E la nomina di Alessandro Baccei, inviato dal Governo nazionale nelle vesti di assessore all’Economia per «commissariare – come si vociferava in platea – non tanto il Bilancio regionale ma, soprattutto, la programmazione dei Fondi europei». Magari per continuare il lavoro già iniziato dal suo mandante, Graziano Delrio, che ha già ‘scippato’ 4 miliardi di risorse europee al Sud.
Insomma, al di là delle dichiarazioni trionfalistiche di Crocetta e Raciti che, al San Paolo Palace di Palermo, hanno parlato di una svolta e di una ritrovata pace, i malumori sono stati i veri protagonisti dei questa assemblea regionale del Pd.
Ne abbiamo parlato con Tonino Russo. L’ex segretario dei Ds, così come ha fatto nel suo intervento, anche con Meridionews non ha usato perifrasi: «Mezza assemblea era assente e questa la dice lunga sul giudizio che il partito dà a questo Governo e all’operato di Raciti».
Qual è il problema?
«Non condivido i toni trionfalistici sulla nascita del nuovo Governo. Innanzitutto- dice al nostro giornale- dire che un Governo di tecnici è una ipocrisia, se non una menzogna. Non sono tecnici e peraltro determinano un pesante aggravio di spesa per le casse regionali».
Condivide almeno il giudizio sull’alto profilo di questa nuova Giunta?
«Di alto profilo? Non si può pensare che lo diventi solo perché qualche assessora indossa le zeppe o il tacco 12… Di certo – prosegue Russo – non è il Governo politico che fino alla vigilia, come partito, pretendevamo. Invece, purtroppo, è stato consentito che il veto alla partecipazione politica del Pd si estendesse non solo ai suoi deputati, ma anche a tutti i suoi dirigenti. Non mi pare sia stato un gran successo per il partito».
«Per inciso – aggiunge Russo – se Crocetta avesse raggiunto l’obiettivo di fare restare in Giunta Nelli Scilabra, il veto sarebbe caduto. Poiché questo non gli è stato consentito, ha messo il Pd all’angolo con la benedizione dello stesso partito che non ha saputo difendere i suoi dirigenti migliori, come Angelo Villari. Sapete perché non sta simpatico al governatore? Perché si è rifiutato di entrare nel Crocetta bis senza una chiara indicazione del suo partito. Che, invece di apprezzare la sua coerenza, non lo ha difeso».
Chiediamo a Russo se è vero che in molti non hanno digerito la nomina di Cleo Li Calzi all’assessorato regionale al Turismo in quota Pd.
«Mi scusi, ma quando mai Cleo Li Calzi è stata del Pd? Ma di quale area si parla? Più che di area forse si può parlare dell’aria che alcuni assessori tecnici hanno respirato lungo il corso del loro peregrinare politico a sostegno dei vari Governi regionali». Chiarissimo riferimento ai ruoli che Li Calzi ha rivestito con il Governo Lombardo, del quale anche Antonello Cracolici, che l’ha indicata, è stato sostenitore.
Ma Russo non risparmia critiche al vetriolo nemmeno allo stesso Crocetta: «Deve cominciare ad essere concreto. Basta con le parole e le critiche al passato, dopo due anni dovrebbe già tirare un bilancio di quello che ha fatto e di quello che non ha fatto».
E che ha fatto?
«Intanto una cosa gravissima. Mi riferisco alla rinuncia ai contenziosi con lo Stato. Un accordo incredibile che non solo significa rinunciare a circa 4 miliardi di euro, ma significa soprattutto svilire l’Autonomia e ancora peggio, creare un precedente gravissimo. Così si dà allo Stato la possibilità di potere rifarsi ad un precedente se vorrà negare risorse che spettano alla Sicilia».
Gli facciamo notare che, in quest’ultima settimana, Crocetta ha parlato con enfasi della necessità di rilanciare l’Autonomia:
«Intanto, parlano i fatti. Vogliamo crederci? Bene. Cominci a ridiscutere quell’accordo che, tra l’altro, non essendo stato approvato dal Parlamento siciliano non può avere valenza istituzionale».
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