Città metropolitane, Ars approva legge Delrio Ma nel Partito democratico volano gli stracci

Buona la terza. Anche la Sicilia, dopo i precedenti tentativi arenati dalle impugnative del consiglio dei ministri, si adegua al resto del Paese, recependo la riforma delle ex Province targata Graziano Delrio, che prevede la coincidenza del sindaco di capoluogo con la carica di sindaco metropolitano. In Sicilia le Città metropolitane, istituite con la recente riforma che ha dato vita anche ai Liberi consorzi, sono Palermo, Catania e Messina.

Non sono mancate le polemiche nel momento in cui il deputato Giovanni Greco (Mpa) ha avanzato la proposta del voto segreto, facendo tremare quanti temevano che anche questa volta la riforma non vedesse la luce. Il lungo dibattito, non a caso, si è praticamente concentrato solo su quello, con un susseguirsi di appelli contro il voto segreto, da Antonio Malafarina (Pse) – «chi sostiene la richiesta di voto segreto si assumerà le proprie responsabilità, non si può rischiare un nuovo stallo» – a Giuseppe Milazzo (Gruppo Misto), che ha sottolineato: «Ognuno di noi deve metterci la faccia, dopo tre errori sarebbe assurdo perseverare, mentre il consiglio dei ministri ci ride in faccia». A opporsi anche la capogruppo dei democratici Alice Anselmo. «Qua non c’è da sfidare nessuno, il voto segreto è da vigliacchi, serve a chi non vuole assumersi le proprie responsabilità», ha detto la deputata.

Non tutti, però, hanno seguito il suo appello e al contrario, degli 11 che hanno sottoscritto la proposta di Giovanni Greco, ben cinque sono stati i deputati ribelli in casa democratica: Raffaele Nicotra, Paolo Ruggirello, Luca Sammartino, Valeria Sudano e Gianfranco Vullo. 

La norma alla fine è stata approvata con 34 voti a favore, 27 contrari e 1 astenuto, mentre i cinquestelle sono usciti dall’Aula. Ma lo strappo dentro il Pd è tutt’altro che passato. Secondo il democratico Filippo Panarello, infatti, «il fatto che alcuni deputati del Pd abbiano sostenuto la richiesta di voto segreto apre un grave problema politico da discutere nel gruppo e nel partito. Le opinioni sono tutte rispettabili – ha commentato – ma ci sono comportamenti scorretti che non possono passare sotto silenzio». 

Miriam Di Peri

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