Aveva 30 anni, Peppino Impastato, quando fu ucciso. E ora la nipote Luisa, che di anni ne ha 31, è diventata più grande di lui. Un traguardo di cui Luisa avrebbe fatto volentieri a meno. Che la mette ulteriormente a confronto con uno zio che non ha mai avuto modo di conoscere direttamente, ma la cui ribellione alla mafia del territorio ha segnato intere generazioni. Le tante iniziative che a Cinisi si terranno da oggi fino al 9 maggio, nel quarantunesimo anniversario del suo assassinio, hanno visto un passaggio di testimone, con Luisa che ha raccolto l’eredità dal padre Giovanni diventando la presidente della Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato. Una storia di famiglia, insomma, che è allo stesso tempo una storia collettiva.
«Mi sono sempre rapportata a Peppino come a una persona in un certo senso irraggiungibile, per il suo spessore culturale e soprattutto per il suo coraggio – dice la donna – Però sicuramente pensare da oggi che mio zio era più piccolo di me quando è stato ucciso mi spinge ancora di più a sentire la responsabilità di portare avanti il suo messaggio. Era un ragazzo che a 30 anni aveva dedicato la sua vita ai suoi ideali, e questo ti fa sentire piccola. Mia nonna è stata poi la voce principale attraverso cui ho conosciuto Peppino, e ho iniziato così a sentirlo familiare. Crescendo porto avanti la sua memoria non solo per un senso di dovere, ma proprio perché è una passione».
Luisa è impegnata negli ultimi preparativi per quella che sarà una settimana intensa di incontri e testimonianze e riflessioni. «Quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario della prima manifestazione contro la mafia che si svolse a Cinisi – ricorda – Come ogni anno, prendiamo poi spunto da tutto il percorso di Peppino, non solo legato alla lotta alla mafia anche per la difesa del territorio e a sostegno delle idee di uguaglianza e giustizia sociale, contro le discriminazioni e le sopraffazioni». A scorrere il ricco programma delle cinque giornate di cultura e impegno, infatti, ci si rende conto che la parola chiave è commistione. Non solo per le forme artistiche e comunicative che sono state scelte – dal teatro alla musica, dall’informazione alla fotografia– ma anche per i temi trattati. Che, appunto, sono sempre legati all’eclettismo militante di Peppino Impastato.
Si parte oggi, ad esempio, col tema della libertà d’informazione: sal salone comunale di Cinisi saranno presenti, tra gli altri, i giornalisti Sandro Ruotolo, Paolo Borrometi e Beppe Giulietti. Giorno 8 maggio è previsto anche un incontro con Mimmo Lucano, il sindaco di Riace che nel paese calabrese per anni ha creato un modello di accoglienza e integrazione con i migranti che è stato studiato in tutto il mondo ma spesso avversato in Italia., al quale verrà conferito il premio Musica e Cultura. Tra gli altri appuntamenti vale la pena segnalare anche il dibattito sul decreto sicurezza, che conferma uno degli slogan più diffusi nei cortei “le idee di Peppino non sono mai morte”. Il 9 maggio sarà poi la giornata dedicata al classico corteo, che dalla sede di Radio Aut a Terrasini giungerà fino a Casa Memoria, a Cinisi, con la presenza tra gli altri del segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini. Immancabile, infine, il concerto serale in piazza con Roy Paci, Antonio Di Martino, Corrado Fortuna, La Rappresentante di lista, Chris Obhei, Christian Picciotto, Igor Scalisi Palminteri, Angelo Sicurella.
I tanti nomi testimoniano, se mai ce ne fosse bisogno, che la figura di Peppino Impastato continua a essere un punto di riferimento per tante generazioni. «Proprio l’anno scorso mio padre – racconta Luisa – si è soffermato sull’esigenza del passaggio del testimone. Ed effettivamente Peppino oggi, dopo 41 anni, viene apprezzato ancora di più dai giovani, che si rivedono nelle sue idee e nelle sue lotte. E questo mi rende ogni volta orgogliosa. Oggi mancano dei punti di riferimento positivi, forse per questo si guarda indietro». Per conoscere tutto il programma e tutti gli ospiti presenti si può cliccare qui.
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