«Le personalità politiche devono ascoltare i bisogni della gente comune». A dichiararlo è Fabio Vecchio, il 28enne catanese che ha lanciato sul portale web Change.org la petizione per dire no a una proposta di emendamento al Ddl sulla Riforma del codice della strada firmata dal senatore Marco Filippi (Pd). L’indicazione di Filippi ai colleghi del Senato, avanzata due giorni fa, proponeva l’introduzione di un sistema di identificazione delle biciclette e il pagamento di una tariffa per i proprietari delle due ruote. «Per quanto non si facesse esplicitamente riferimento al concetto di targa e bollo all’interno del testo anticipato dall’agenzia di stampa Public policy, restava comunque difficile interpretare in modo diverso il concetto espresso da Filippi», sottolinea l’autore della petizione. Che precisa: «È grazie alla mobilitazione di tutto il popolo del web e alla capillarità della raccolta firme che Filippi sembra aver fatto un passo indietro, infatti, ha dichiarato alla stampa che il testo sarebbe stato stato battuto male dai suoi uffici».
La petizione di Fabio Vecchio in meno di due giorni ha raccolto oltre settemila e 200 adesioni in tutta Italia. Sostenuta dai gruppi di ciclomobilità nazionali ed etnei Salvaiciclisti, dagli esponenti di Lungomare liberato e da Ruote libere ha come obiettivo il raggiungimento di settemila e 500 firme perché «anche se Filippi sembra aver abbandonato il suo progetto, noi ci facciamo sentire, non si sa mai», dice Vecchio. Che ha ricevuto anche l’appoggio di numerosi utenti di Twitter. Sul famoso social network, infatti, la petizione – e il dissenso alla proposta di Filippi – è stato cinguettato dall’hashtag #labicinonsitocca. «Nonostante adesso io viva ad Acireale, dove la pista ciclabile è quello che è ma almeno c’è, sono un grande amatore della bicicletta», motiva il suo interesse per la vicenda Vecchio. Il giovane, segretario in un ufficio di disbrigo pratiche dell’Acese, è un attivista di gruppi che raccolgono appassionati di mountain bike come Amici Mtb ed Etna e dintorni.
Sul caso interviene anche Alessio Marchetti del gruppo catanese Ruote libere che immagina il pagamento di una tassa sulle biciclette a Catania dove la pista ciclabile ancora non c’è. «Sarebbe un disastro perché anche se l’infrastruttura per le due ruote manca, la gente si sta avvicinando molto all’uso della bicicletta. E poi, più che tassare la ciclomobilità la si dovrebbe incentivare con dei bonus», sostiene Marchetti. «Le cose che servono ai cittadini sono tante ed è anche nostro compito fare qualcosa per farci sentire, dal basso», conclude Vecchio.
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