Scorrere l’albo d’oro della Milano-Rapallo significa andare a ripercorrere pagine di nobiltà del ciclismo Under 23: i nomi sono altisonanti, da quello mitico di Francesco Moser (1972) passando per quell’enorme talento sprecato di Riccardo Riccò (2004), fino ad arrivare a Enrico Battaglin (2010) e Giulio Ciccone (2015). Quest’ultimo è stato capace di sfondare anche tra i Pro e, ormai, sa bene cosa significhi vincere tappe al Giro d’Italia. Ritrovare dunque una corsa storica dopo una interruzione di tre anni è cosa lieta: aggiornare l’elenco dei vincitori col nome di Filippo Fiorelli, per il movimento siciliano, è una grandissima notizia. L’atleta si è aggiudicato l’edizione numero 58, imponendosi in volata sul genovese Marco Murgano e il colombiano Santiago Buitrago Sanchez.
La bici? Prima giocavo anche a calcio e andavo a cavallo
«È stata una bella esperienza – racconta Fiorelli a MeridioNews – dato che poche volte ho partecipato a corse così lunghe (207 km, ndr). La gara è andata regolare nel primo tratto, fino all’imbocco della prima salita. Sul secondo strappo siamo rimasti in trenta in testa. Il forcing decisivo è arrivato sull’ultimo strappetto, dove siamo andati via io e altri tre». Il richiamo alla mitica Milano-Sanremo è ovviamente inevitabile: «I paesaggi sono simili, sì. Per un attimo quand’ero in gara ci ho pensato». Si tratta della settima affermazione del ciclista palermitano che, così, va a coronare un 2019 indimenticabile cominciato a maggio con la vittoria al sesto Trofeo Learco Guerra.
Quindi, qualche settimana dopo, giunge l’affermazione nel Giro di Albania (con una tappa conquistata e la vittoria anche nella classifica a punti). A giugno arriva il successo nel secondo Trofeo Città di Rieti, mentre agosto si chiude con la conquista del 73° GP Comune di Cerreto Guidi. Risultati in crescendo, rispetto a un 2018 chiuso con 4 affermazioni, che gli sono valsi il sospirato salto tra i professionisti. Fiorelli saluterà infatti il team Gragnano Sc, per approdare nella Bardiani-Csf: una società storica, attiva sin dall’inizio degli anni ’80 e guidata da un mostro sacro del ciclismo tricolore come Bruno Reverberi.
«Devo esser sincero – ammette Fiorelli – quando sono andato a firmare il contratto con Paolo Alberati (suo mentore e scopritore, ndr) non avevo ancora realizzato. Ora capisco che per me si apre un altro mondo: inizierò a comprendere meglio le cose col primo ritiro invernale. Tra i Pro – ricorda il corridore – cambiano tante cose. Le gare vengono preparate con più meticolosità: i ciclisti godono di maggior attenzioni, ci si sente quasi più coccolati» Un grande traguardo per un corridore che ha iniziato tardi con la bici e, come spesso accade in Sicilia, ha fatto più fatica rispetto ai connazionali del nord per raggiungere i suoi obiettivi. La passione per la bici l’ho sempre avuta – ammette Fiorelli – ma la affiancavo ad altro: giocavo a calcio, praticavo equitazione. Solo nel 2013 ho cominciato a correre seriamente, facendo un anno da cicloamatore».
Nell’Isola, infatti, non esistono gli Under 23. «Dopo aver vinto piccoli circuiti e gran fondo – ricorda il corridore – mi è arrivata la proposta di correre in Toscana: prima con la Delio Gallina (2016), poi l’approdo alla Beltrami e, infine, il passaggio alla Gragnano Sc del direttore sportivo Marcello Massini. È grazie a lui – ribadisce Fiorelli con riconoscenza – che sono arrivato qui: ha subito creduto in me». Il resto è storia, con un passaggio nei professionisti tutto da vivere, grazie anche ai consigli di un vicino di casa d’eccezione come Giovanni Visconti: «Viviamo entrambi a Lucca ed è un mio grande amico». L’ultimo pensiero, romantico, è per la sua Sicilia: «Non c’è un giorno in cui non pensi alla mia terra, sono molto legato. Passo i miei inverni a casa, il tempo mite aiuta per gli allenamenti: entro questa settimana vado e ci rimango finché posso». La grande avventura nei Pro, per adesso, può attendere.
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