Ciapi: settimo giorno senza lavoro per i 1754 addetti agli ex sportelli multifunzionali

UNA SETTIMANA SENZA SERVIZI PER L’IMPIEGO/ PROSEGUE IL SILENZIO DEL GOVERNO REGIONALE SUL FUTURO DEGLI OPERATORI EX SPARTACUS. I LAVORATORI LIBERI DAI SINDACATI HANNO ANNUNCIATO LO SCIOPERO DEL COMPARTO PER IL 5 MAGGIO PROSSIMO

Settimo giorno senza Servizi pubblici per l’Impiego in Sicilia. Nell’Isola esiste il reato di interruzione di pubblico servizio? Sarebbe utile conoscere la risposta per meglio comprendere ciò che accade da quarantotto ore nella nostra Regione in materia di mercato del lavoro.

La spaccatura tra i sindacati tradizionali ed il mondo dei lavoratori si acuisce sempre più. Mentre Cgil, Cisl e Uil hanno manifestato a Palermo davanti Palazzo d’Orleans, sede del Governo siciliano, i lavoratori, che contestano le organizzazioni dei lavoratori additandole come compartecipi dello sfascio del settore formativo e più specificatamente della filiera dei Servizi formativi, si sono dati appuntamento per il 5 maggio prossimo. Con una sorta di “chiamata alle armi” attraverso il social network, gli operatori si concentreranno a partire dalle ore 10 a Palermo, in Via Trinacria, sede dell’assessorato regionale alla Famiglia ed al Lavoro.

I lavoratori rivendicano un impegno scritto del governo regionale che indichi i seguenti punti:

1. definire un contratto chiaro e con elencati i vari istituti contrattuali e la durata,

2. chiarire le modalità operative all’interno dei centri per l’impiego e possibilmente oltre la Youth Guarantee,

3. definire una data certa ed inderogabile per attuare l’impegno preso pena la ripresa dello stato di agitazione ad oltranza bloccando un sito istituzionale a nostra scelta, paralizzarlo fino all’ottenimento di risposte certe e concrete.

Riportiamo quanto postato sul Social network da Adriana Vitale, operatore bilancio di competenze in servizio presso il Ciapi di Priolo fino allo scorso 22 aprile con il progetto Spartacus.

“Percorriamo le varie tappe di questa incresciosa vicenda che ci vede protagonisti di un momento di disperazione a causa del rischio del posto di lavoro. Fino a circa due settimane fa eravamo confortati da notizie positive che ci giungevano da tutte le direzioni a partire dal Presidente, dalla Dirigente Generale e passando dall’assessore di turno. Tutto ad un tratto la certezza sbandierata in ogni dove comincia a vacillare, evidentemente il mostro a sette teste ha lavorato incessantemente fino ad invertire la rotta. Un amministrazione non può permettersi di cambiare rotta a ridosso di elezioni, per cui ritengo che il mostro sia stato troppo incisivo, questa è la mia prima considerazione. Andiamo avanti. Mi chiedo come mai il sindacato è in fermento se il 17 aprile si ritiene soddisfatto dell’accordo raggiunto da un incontro informale e poi fatto passare per ufficiale? Se sulla stregua di quest’accordo si è deliberato o si delibererà, perchè hanno annunciato una serie di manifestazioni? Ci sono o ci fanno?”

Intanto, ieri in via Trinacria – naturalmente a Palermo, davanti la sede dell’assessorato regionale al Lavoro – un nuovo presidio dei lavoratori che attraverso una delegazione hanno interloquito con il Capo del Gabinetto dell’assessore al Lavoro, Giuseppe Bruno. Dall’esito dell’incontro è emerso come la situazione non sia per niente confortante. Problemi tecnici sono ancora al vaglio e in attesa di soluzione da parte dell’esecutivo regionale. È stato fissato un appuntamento con l’assessore Bruno per il 5 maggio, in concomitanza con la giornata di sciopero organizzata dai lavoratori liberi.

Pubblichiamo di seguito la lettera a firma di Adriana Vitale.

“Inaudito, 1754 lavoratori trattati a pesci in faccia, lasciati allo sbaraglio senza nessuna indicazione ufficiale se non quella di una sigla sindacale, la nostra dignità calpestata, l’ennesima brutta pagina scritta in questa terra martoriata e mortificata. Hanno ufficializzato un incontro informale, monchi della presenza di tutte le sigle sindacali rappresentative dei lavoratori e questo è di per se quanto dire.

Il nostro, già provato e fortemente frustrato, stato d’animo ha subito la più grave mortificazione che è quella di non essere stati nemmeno degni di una comunicazione ufficiale da parte dell’assessorato. La nostra situazione era già drammatica l’anno scorso, eravamo senza prospettive future e soffrivamo insieme alle nostre famiglie le ristrettezze economiche che ci venivano imposte dalle mancate spettanze. Ristrettezze che ancora subiamo, il più fortunato è a credito di minimo cinque stipendi da parte dell’ente di appartenenza e tutti siamo in arretrato di quasi tre mensilità al Ciapi.

Mese dopo mese ci siamo recati sul luogo di lavoro affrontando costi e togliendo dal già misero bilancio familiare persino le spese per spostarci e garantire la prestazione lavorativa, con dignità, con il sorriso stampato in viso, a volte ad ascoltare tragedie umane cercando di consolare, capire, dare una parola di conforto con la morte nel cuore e spesso con la consapevolezza di essere in condizioni peggiori di chi cercava in noi una speranza. Si sono fatti tanti proclami, c’è stato detto in lungo e in largo di stare tranquilli, adesso scopriamo tutto un altro film. Hanno snocciolato numeri, risultati, riservandoci un laconico e marginale grazie, come se il merito del lavoro svolto a ‘mani nude’ fosse di qualcun altro.

Peggio della carne da macello, sarebbe stato più dignitoso non nominarci affatto. Questo è il ben servito per noi che abbiamo creduto fino all’ultimo nella nostra professionalità, stacco di almeno dieci giorni ed un altro contratto si dice il 5 maggio. Noi non siamo nemmeno una categoria, noi siamo merce preziosa che tutti vogliono, per i loro miserabili scopi, e che nessuno si prende. In questi pochi mesi, giusto sei, di fattiva e reciproca collaborazione ho cercato con tutte le mie forze di fare del mio meglio, di spendermi professionalmente nel compito assegnatomi e umanamente nei confronti dei colleghi psicologicamente fragili, confortandoli con parole di speranza e distribuendo ottimismo ed entusiasmo a piene mani.

A volte superando finanche me stessa, spesso con le lacrime agli occhi tendevo la mano verso chi chiedeva conforto, confortata da chi stava ‘incessantemente lavorando per noi’ e diceva con convinzione che avremmo lavorato ‘senza soluzione di continuità’ (ne subisco adesso anche il sarcasmo, come si suol dire: ‘il danno e la beffa’).

I colleghi mi chiamano, sapendo che mi sono recata a Palermo, per avere notizie di prima mano, a questi colleghi rispondo: il fondo schiena dalla sedia bisognava muoverlo come termine ultimo oggi, ormai i giochi sono fatti ed è inutile urlare domani. Ci ho messo, mi hanno fatto mettere faccia e cuore e adesso la delusione è cocente per la mia faccia e per il mio cuore”.

Giuseppe Messina

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