«È giusto tutelare l’ambiente, ma nella spazzatura in cui non si butterà più la plastica non possono finirci i lavoratori». La metafora utilizzata da Giovanni Romeo della Filctem Cgil da il senso della situazione in cui si potrebbero trovare i cento lavoratori dell’azienda Dacca, marchio storico catanese della famiglia D’Agostino, che produce stoviglie monouso in plastica che, all’inizio di dicembre, ha presentato ai rappresentati sindacali di categoria una procedura per cessazione attività. Nata nel 1971 l’azienda, che ha come simbolo una moneta delle vecchie cento lire, è stata di proprietà di Rosa D’agostino, la sorella del parlamentare regionale di Sicilia Futura Nicola che è morta a settembre in un incidente mentre era alla guida di un ultraleggero che è precipitato vicino a un torrente.
Già ad agosto l’azienda aveva operato una riduzione di personale di 31 lavoratori, motivata dal problema della riduzione dei volumi per la crisi della grande distribuzione, da grossi clienti (come Aligrup) che non ci sono più e da altri, pur essendo rimasti, pagano in ritardo. «Il punto è che l’azienda, che ha problemi a stare sul mercato già da diverso tempo – spiega Romeo a MeridioNews – ha utilizzato tutti gli ammortizzatori sociali e, per anni, anche i contratti di solidarietà. Adesso – prosegue – alle vecchie e consolidate problematiche, si sommano le delibere dell’Unione Europea e i provvedimenti del governo italiano sull’abolizione della plastica che, però, rischia di lasciare a casa oltre 3000 dipendenti (senza considerare gli indotti) delle 25 fabbriche presenti in tutta Italia».
Bicchieri, piatti, posate, stoviglie, ciotole e vassoi. Tutti i prodotti di plastica monouso sono già stati messi al bando in molti Comuni anche siciliani e dall’1 gennaio del 2021 saranno dichiarati fuorilegge. Intanto, in programma per il prossimo 10 gennaio c’è un incontro tra la direzione di Dacca e i rappresentanti di categoria che si terrà al centro per l’impiego di Catania. «Cento lavoratori che da anni lavorano per l’azienda e che sono troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per trovare una ricollocazione lavorativa altrove – spiega il sindacalista – La sola possibilità al momento sembra quella di una riconversione che l’azienda ha dichiarato di essere intenzionata a fare».
La strada che la storica ditta catanese dovrebbe intraprendere sarebbe quella della chimica verde e sostenibile riconvertendo le proprie produzioni utilizzando, per esempio, la polpa di cellulosa per realizzare prodotti monouso non inquinanti. «Da parte dell’azienda c’è stata una dichiarazione di intenti in questo senso ma la nostra perplessità – ammette Romeo – sta nel fatto che, al di là dell’intenzione, non abbiamo contezza se la Dacca abbia un business plan progettato in questa direzione».
Il documento imprenditoriale che dovrebbe essere presentato al ministero dello Sviluppo economico cui i sindacalisti hanno già chiesto un incontro coinvolgendo anche l’assessorato regionale per le Attività produttive. «Ci sono delle agevolazioni che lo Stato potrebbe mettere a disposizione per la riconversione ma – dice Romeo – è chiaro che una parte di capitale deve essere investito dall’azienda stessa. Per l’altro, l’azienda farà richiesta per la cassa integrazione per la cessazione delle attività ma – conclude – non è più scontato, come lo era in passato, che la richiesta di questa procedura diventi concreta». Intanto, nei prossimi giorni è in programma un’assemblea dei lavoratori per concordare le azioni di lotta.
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