Un’occasione per fare i conti di quali e quanti strumenti e dispositivi fondamentali per affrontare l’emergenza dovuta al coronavirus non sono ancora arrivati in Sicilia. Soprattutto a questo è servito al presidente della Regione Nello Musumeci il breve intervento in videocollegamento durante Pomeriggio cinque, la trasmissione di Canale 5 condotta da Barbara D’Urso.
«Se Roma non ci ascolta – ha affermato il governatore – corriamo il rischio di combattere una guerra con le fionde. Abbiamo chiesto 362 aspiratori elettrici e ce ne hanno consegnati zero. Cinquecentomila kit diagnostici, consegnati zero. Poi – ha aggiunto – abbiamo richiesto 416 ventilatori elettrici e ce ne hanno consegnati zero. Di mascherine ffp2 e ffp3 ne abbiamo richieste 5,2 milioni e ce ne hanno consegnate 41.560. Mascherine chirurgiche ne abbiamo richieste 13 milioni e ne sono state consegnate 170mila, infine di guanti sterili ne abbiamo richiesti 53 milioni e ne hanno consegnati 82mila».
Il presidente della Regione ha poi affrontato anche il tema della sicurezza. «Possiamo emettere tutte le ordinanze che vogliamo e il governo può emettere tutti i decreti che vuole – ha aggiunto – ma se non c’è la sufficiente forza per fare i controlli, con le sanzioni conseguenti per chi non rispetta le norme, non abbiamo fatto niente. La Sicilia ha bisogno di avere i militari in gran numero. Io – ha ribadito – ho chiesto l’intervento dell’esercito e mi hanno dato purtroppo solo qualche centinaio di uomini, ma non bastano perché serve una mobilitazione generale. Finora ci siamo salvati dalla grande ondata, anche se deve ancora arrivare».
Musumeci ha parlato di una previsione di picco di circa settemila contagiati nell’Isola, «quindi il massimo che si possa immaginare in una condizione di dilagante epidemia con 2.800 posti letto per gli ospedalizzati, cioè positivi che non avranno bisogno di andare in Terapia intensiva, e con 600 posti di Rianimazione (oggi ne abbiamo ricoverati 68). Ma – ha denunciato il presidente – qualunque sforzo previsionale di programmazione per un Piano di contrasto pubblico e privato già attivato è vano se combattiamo una guerra con le fionde. Continuo a chiedere materiale per attrezzare gli ospedali aperti e da aprire, ma da Roma non rispondono. Se lo Stato non è presente in periferia, anche attraverso queste iniziative, la gente perde la fiducia», ha concluso.
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