Chi ha abbattuto l’aereo malese? Obama: “Ho le prove schiaccianti”. Perché non le esibisce?

LA SENSAZIONE E’ CHE L’ATTUALE PRESIDENTE USA STIA RIPETENDO IL COPIONE RECITATO DA BUSH SULL’IRAQ 

Speravamo sinceramente che Obama non ripetesse come i suoi predecessori il possesso di prove schiaccianti sull’abbattimento dell’aereo malese in territorio ucraino. La frase pronunciata da Obama ricalca la stessa sicumera delle certezze addotte alle Nazioni Unite in occasione delle prove inconfutabili che nell’Iraq di Saddam Hussein ci fossero le basi di addestramento dei terroristi, allo scopo di farsi autorizzare l’intervento armato contro il regime iracheno del Tiranno di Bagdad.

Sappiamo bene com’è finita quella sceneggiata e delle certezze garantite dai rappresentanti di George Bush al Consiglio di Sicurezza: dopo l’occupazione militare non si è trovata alcuna traccia e i fatti hanno storicamente dimostrato la “grande bugia” sostenuta dagli Usa per giustificare la loro smania di guerra. E in omaggio alla risoluzione Onu sulla messa al bando delle pene di morte, ci hanno proposto in diretta mondovisione l’esecuzione capitale di Saddam Hussein. Ciò unitamente all’alleato di sempre, l’Inghilterra, quella volta rappresentato dal primo ministro Tony Blair.

Invece Obama ha ripetuto pedissequamente il copione scritto dai servizi di intelligence, sempre lo stesso, ma questa volta, sembrerebbe sia capitato male: i russi, infatti, hanno immediatamente sfidato gli Stati Uniti a pubblicare le prove davanti alla pubblica opinione mondiale. Pubblicazione che ancora non c’è stata. Forse la vedremo dopo che gli apparati della grande potenza americana avranno messo a punto un filmino da “guerre stellari”. Da quel versante lì c’è da aspettarsi di tutto e di più.

Abbandoniamo quanto in premessa abbiamo voluto segnalare per il fatto che ci troviamo in presenza di una recita, sempre la stessa, qualunque sia l’inquilino della Casa Bianca. Perché in quel grande Paese oltre Atlantico gli avvicendamenti politici hanno una qualche rilevanza negli affari interni, perché nei rapporti con l’estero l’imperialismo ha le sue regole ferree che chiunque sia al potere in quel Paese non può non osservare. Da qui la recita, ripetuta ed invariabile, sempre dello stesso copione.

Veniamo ai fatti di casa nostra. Sulla crisi Ucraina la nostra ministra degli Esteri,che peraltro è candidata a svolgere lo stesso compito in Europa, che linea ha da proporre per il superamento della crisi in quel Paese europeo?

Sarebbe opportuno che la ministra Federica Mogherini facesse intendere ai Paesi dell’Europa dell’Est che, al pari del loro diritto di uscire dai vincoli dell’Unione sovietica a seguito degli eventi del 1989, caduta del Muro di Berlino, anche i cittadini russofoni dell’Ucraina delle regioni orientali di quel Paese hanno il diritto di scegliersi la loro opzione. Un’Europa democratica, che aspira ad essere unita ed integrata, non può costringere chi non vuole starci a farne parte per forza.

Una politica saggia dovrebbe assecondare un processo pacifico verso l’autodeterminazione dei popoli e, nel caso specifico, del popolo russo di stanza in alcuni territori ucraini. E quindi chi ha interesse a costruire un’Europa coesa ed integrata se ne faccia una ragione ed operi di conseguenza. E gli Stati Uniti d’America si facciano i fatti loro a casa propria. Non è più tollerabile che la loro presenza sia costantemente ingombrante ad ogni latitudine ed ad ogni longitudine del globo in coincidenza con le crisi belliche che qui o là hanno luogo. E una sorta di dannata persecuzione.

La stessa cosa vale per quanto è andata a fare nella sua visita in Palestina ed in Israele. Ha portato qualche idea risolutiva dell’eterno conflitto israelo-palestinese? Ne ha riferito al Parlamento? Gli italiani ne sanno qualcosa su ciò che la nostra ministra ha proposto alle parti contendenti?

Se un ministro di un grande Paese mediterraneo si reca nell’area di un conflitto che dura ininterrottamente da più di sessanta anni, lo fa perché ha qualcosa di nuovo da proporre alle parti contendenti, altrimenti se ne sta a casa sua. Che senso ha? Fatta la visita, e poi…?

Riccardo Gueci

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