Nel marasma di unItalia che affonda, nonostante lex Ministra Gelmini e i danni provocati dalla politica cera una cosa che, bene o male, resisteva, nonostante tutto: la scuola pubblica. Ora anche questa sta cadendo a pezzi. Con la Sicilia a fare da battistrada. Di scena la confusione che ha investito i Licei e, in generale, le scuole superiori dopo labolizione degli organi elettivi delle Province e i tagli che hanno colpito le stesse Province.
Allo stato attuale dei fatti, nella nostra Isola, in materia di Licei e scuole superiori, il caos regna sovrano. La dimostrazione la si è avuta oggi quando, nel corso di una riunione convocata a Palazzo dOrleans, sede del Governo della Regione, si è capito che il governatore Rosario Crocetta non sa che pesci prendere. La riunione di oggi, in realtà, avrebbe dovuto affrontare i problemi urbanistici (altro bordello immane ).
Il presidente Crocetta, però, forse perché sollecitato dal mondo della scuola pubblica siciliana che – giustamente – chiede chiarezza, visto che manca un mese alla riapertura delle aule, ha voluto anticipare una riunione che era prevista per domani.
Che fare con i Licei e, in generale, le scuole superiori che, fino ad oggi, sono state gestite dalle Province? Forse la politica siciliana – con riferimento a sala dErcole – questo problema avrebbe dovuto porselo quando, qualche mese fa, ha abolito gli organi elettivi delle Province. Invece non se lè posto.
Non solo. Siccome siamo amministrati da un Governo regionale lungimirante, lArs, in sede di approvazione del Bilancio, lo scorso aprile, ha tagliato più risorse di quanto avrebbe dovuto tagliare. Ai tagli della Regione si aggiungono i tagli operati dal Governo nazionale.
Risultato: i dipendenti delle Province non sanno che fine faranno (problema già serio), mentre nessuno ha ancora capito chi gestirà i Licei e, in generale, le scuole superiori della Sicilia.
Il presidente della Regione vorrebbe affidarle ai Comuni (che già, a fatica, gestiscono asili, scuole elementari e scuole medie).
Si pongono, però, almeno due problemi: i soldi (che non ci sono) e lo stato degli edifici scolastici. I professori, si sa, li paga lo Stato. Ma cè da gestire gli edifici scolastici. Ci vogliono, appunto, i soldi. Dove trovarli?^
I Comuni siciliani sono tutti in deficit (in realtà, molti sono in dissesto finanziario non dichiarato). La Regione di Crocetta e dellassessore allEconomia, Luca Bianchi, si sono fatti scippare i soldi da Roma.
Non solo. Già le scuole gestite dai Comuni, in tanti casi, non sono in regola con la legge. Non ci sono uscite di sicurezza, mancano i riscaldamenti e via continuando. La stessa cosa avviene per Licei e scuole superiori. Anche in questo caso, non mancano edifici scolastici fuori legge.
Perché mai i Comuni si dovrebbero accollare la responsabilità di gestire edifici scolastici fuori legge? E, poi, con quali soldi dovrebbero essere gestiti? Con i soldi che la Regione ha tagliato alle Province e agli stessi Comuni?
Credeteci: il caos è totale. Quello che si è capito, dalla riunione di oggi, è che la Sicilia, a settembre, rischia di diventare il paese dei balocchi.
Come questo giornale non si stancherà mai di ripetere, il presidente Crocetta e lassessore Bianchi non avrebbero mai dovuto consentire al Governo nazionale di prendersi 914 milioni di euro dal nostro bilancio. Ora i nodi reali stanno venendo al pettine.
Non solo. Prima di mettere mano allabolizione di Presidenti e Consigli provinciali – o magari contestualmente – il Governo avrebbe dovuto avere chiara la prospettiva da assicurare al mondo della scuola pubblica.
Invece ci stanno pensando ora. Provando a scaricare sui Comuni dellIsola, in buona parte al collasso, la gestione di un servizio pubblico importantissimo.
Che ‘bordello’, ragazzi!
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