Cgil fa il punto sulla crisi, presentato un report «Situazione preoccupante, l’edilizia è ferma»

La situazione socio economica della provincia di Palermo è «preoccupante»: lo mette nero su bianco la Cgil Sicilia, attraverso un’analisi svolta dal Cerdfos – il centro studi del sindacato regionale -. Il report, diffuso questo mattina nella sede in via Meli, è ricco di dati che inquadrano lo scenario del Palermitano dal 2008 al 2017. «Abbiamo scelto di cominciare il nostro studio dal cosiddetto anno della crisi – spiega Enzo Campo, segretario di Palermo -. La verità è che non siamo ancora usciti dalla crisi. Ed è pazzesco che anche questa campagna elettorale sia un promettificio continuo, il tema è a chi la spara più grossa. Nessuno dà un progetto su una società complessa. Ecco perché vogliamo dare il nostro contributo, nello specifico per la città metropolitana ma più in generale per la Sicilia».

I numeri e le statistiche sono ricavati dall’Istat, dall’Inps, da Infocamere e dal Ministero delle Finanze. E danno l’idea di un quadro che, secondo il presidente del Cerfdos Beppe Citarrella, è «in caduta libera. Questo è un lavoro che avrebbe dovuto fare la classe politica. Ma ciò non avviene perché siamo presi dalle emergenze e non sappiamo più individuare le priorità». Il report mette in evidenza una perdita complessiva di oltre 730 milioni di euro, con l’industria che perde circa 890 milioni, di cui 611 milioni nelle costruzioni, l’agricoltura recupera 83 milioni e i servizi recuperano più di 76 milioni di valore aggiunto.  

«E’ la fotografia della crisi, di una economia asfittica dove il manifatturiero è fermo. Palermo si presenta sempre più terziarizzata e i nostri dati confermano la flessione delle imprese attive che operano in provincia di Palermo – aggiunge Enzo Campo – Si registra una perdita di 3.781 imprese nel periodo 2009-2016. In particolare, l’agricoltura perde 3.095 imprese, il manifatturiero 1.138, le costruzioni 1.099 e il commercio 1.254. A Palermo perdiamo 13 mila addetti delle costruzioni, l’ex spina dorsale della città, oggi rappresentata dai call center, il lavoro povero».

Non arretrano solo tre settori: l’alloggio e la ristorazione con 1.106 imprese in più, i servizi di informatizzazione e quelli finanziari nonchè la sanità. «La nostra attenzione – aggiunge il segretario Cgil Palermo – è rivolta in particolare ai 414 mila inattivi, un dato sotto il quale si nasconde la nostra lapa economy, rappresentata dagli ambulanti e da tutti quei lavori informali e posti di lavoro senza salari e senza diritti». Complessivamente gli occupati della provincia di Palermo calano da 362 mila a 318 mila. I disoccupati passano da 74 mila a 107 mila mentre gli inattivi crescono di 20 mila unità passando da 394 mila a 414 mila. «Sommando i disoccupati con gli inattivi, nella fascia 15-64 anni, raggiungiamo la cifra di 521 mila persone che a vario titolo sono fuori dai processi produttivi – commenta Citarrella – Questo dato rappresenta il 44 per cento della popolazione totale contro un dato medio nazionale del 27 per cento».

Quello che emerge nella provincia di Palermo è un aumento della popolazione di 32.948 abitanti (da 1.235.269 a 1.268.217). Inoltre si registra una flessione di tre punti del tasso di natalità, passato da 12,4 a 9,4 per mille e un lieve aumento del tasso di mortalità passato da 9,1 a 9,7 per mille. «Ne viene fuori – aggiunge Citarrella – un aspetto interessante, che si sta verificando in tutte le province: una forte accelerata dell’indice di vecchiaia che a Palermo è aumentato, nel periodo preso in esame, da 108,2 a 132,6. Ciò sta a significare che nel 2008 ogni 100 giovani c’erano 108 over 65 e nel 2016 questi over 65 si sono attestati a 132,6. Un dato che tiene assieme calo delle nascite e forte migrazione delle famiglie».

Un altro aspetto segnalato, relativo al mercato del lavoro, è la contrazione del tasso di occupazione, che passa dal 43,3 per cento al 37,4 (uomini dal 57,7 a 48,8 per cento; donne dal 29,7 al 26,3 per cento). Un possibile ulteriore  di povertà è l’esiguo importo delle pensioni, considerate sempre più una forma di ammortizzatore sociale per le famiglie. Dalla media mensile delle pensioni nelle nove province risulta un importo totale di 676 euro. Importo che a Palermo corrisponde a 712,77 euro, a Siracusa 745,02, a Catania 687,96, ad Agrigento, la più bassa a 581,16. Nei paesi in provincia di Palermo, la pensione più bassa è a Campofiorito, 501,07; la più alta a Isola delle Femmine, 779,87 euro.

Non c’è pure solo la fotografia dell’esistente e la denuncia di ciò che va e che non va. Ci sono anche, come le definisce ancora Campo, «le nostre idee per uscire dal disagio socio economico». Tra queste: «la zona economica speciale nelle tre zone industriali del Palermitano (Termini Imerese, Carini, Brancaccio), nuove priorità per i porti di Palermo e Termini, il rilancio dei Cantieri Navali dove non si possono solamente costruire solamente porzioni di navi ma bisogna creare un indotto specializzato». E c’è pure tempo per citare l’appuntamento di Capitale della Cultura. «Rifiuti, acqua e trasporti rimangono settori fondamentali – aggiunge ancora il segretario palermitano -. Se non si curano questi la cultura rimane svantaggiata. Sempre più spesso avviene che le risorse ci sono ma mancano i progetti. Per questo come sindacato vogliamo sollecitare l’associazionismo e i cittadini a dare di più, in assenza delle istituzioni». 

Andrea Turco

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