Case popolari scoperchiate dal vento. È accaduto la notte scorsa a Cesarò, dove in contrada Malaponte le forti raffiche hanno staccano i pannelli che fanno da copertura agli immobili. Appartamenti dove vivono una quindicina di nuclei familiari. I pannelli si sono in parte accartocciati su se stessi, lasciando intravedere le travi di legno al di sotto, e in parte sono finiti in strada. A fotografare i danni è stato un cittadino che ha messo sul web le immagini: «Non è la prima volta che accade, già l’anno scorso si sono scoperchiati – racconta l’uomo a MeridioNews -. Viene da riflettere sull’attenzione con cui vengono fatti i lavori pubblici, specialmente perché sono stati collaudati neanche troppo tempo fa».
A occuparsi degli alloggi, in questo caso, non è l’Istituto autonomo casepopolari (Iacp), ma il Comune. Proprio nelle settimane scorse l’ente ha pubblicato il bando di gara per lavori di recupero degli immobili. Interventi che verranno finanziati con oltre 313mila euro, provenienti da fondi regionali assegnati a novembre 2016. Un appalto che l’amministrazione comunale ha deciso di gestire con «termini abbreviati di pubblicazione per addivenire a un’urgente aggiudicazione dei lavori», motivando questa scelta con «la scadenza ormai prossima del finanziamento».
Scorrendo i documenti si scopre che a vincere sarà l’impresa che presenterà il prezzo più basso, anche nel caso in cui arrivasse soltanto un’offerta. Con l’amministrazione comunale che tuttavia si riserva il diritto di valutare l’idoneità della stessa e, di conseguenza, la possibilità di non aggiudicare la gara. Ipotesi comunque remota nell’ottica di non voler perdere il contributo regionale che, in tempi di difficoltà per i bilanci comunali, rappresenta un’opportunità non da poco.
«Sono previsti interventi anche nella parte esterna degli immobili compreso la copertura», spiega il responsabile del procedimento Ignazio Festanio. Che poi, sulla scelta di puntare sul criterio del prezzo più basso, si limita a dire: «Questa volta abbiamo deciso di fare così». Procedure snelle ed esigenze di celerità che però metterebbero a rischio la qualità dei lavori. «Non mi sembra una riflessione azzarda – conclude il residente -. Ma purtroppo a Cesarò le cose spesso vanno così».
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