È un contenzioso che va avanti da anni, quello della Regione per avere accesso ai suoi server, dati in gestione nelle scorse legislature a una ditta privata. Oggi un nuovo paradossale capitolo di questa vicenda è stato svelato in Aula, mentre era in discussione il collegato alla Finanziaria. È emerso infatti che il censimento del patrimonio immobiliare della Regione Siciliana, avviato dal governo Cuffaro nel 2007, è costato circa 90 milioni, ma i risultati sono conservati in un server del quale non si ha la password, proprio a causa del contenzioso ancora aperto. Nel frattempo la Regione vuole rifare il lavoro, affidandolo questa volta a strutture interne. L’articolo 11, proposto dal governo guidato da Nello Musumeci, prevede infatti di affidare al Dipartimento tecnico regionale e al Genio Civile la «ricognizione straordinaria della situazione patrimoniale della Regione». Un lavoro che, come ha detto in aula l’assessore all’Economia Gaetano Armao, è già stato effettuato alcuni anni fa dalla Spi, Società Patrimonio Immobiliare, una partecipata mista tra la Regione e i privati. «Ma i risultati – ha ammesso Armao – sono contenuti in un server del quale, per un contenzioso, non abbiamo la password». Da qui la proposta del vicepresidente della Regione: rifare il censimento.
«Questa situazione – ha aggiunto Armao – l’ho ereditata, sto solo cercando una soluzione per non lasciare tutto in stallo. Si tratta di un lavoro importante e necessario, un obbligo di legge. Oltretutto i dati contenuti in quel server risalgono ad alcuni anni fa, se anche fossero a nostra disposizione andrebbero comunque aggiornati. In ogni caso, mi impegno personalmente per fare in modo di averla, quella password». Naturalmente sull’articolo 11 si è sollevato un acceso dibattito in Aula, che ha portato alla scelta di rimandare la norma in commissione Affari istituzionali per un approfondimento.
È soltanto uno dei fattori dello stallo a cui si è assistito nel pomeriggio, durante il quale di fatto sono stati approvati appena tre articoli. Polemiche anche sull’articolo 17, una sorta di «legge ominibus» nella quale erano contenuti provvedimenti di natura differente, che hanno portato il presidente dell’Assemblea Gianfranco Micciché a riconoscere le ragioni delle opposizioni (la prima a sollevare il tema è stata la pentastellata Valentina Zafarana), rimandando a un approfondimento anche l’ultimo articolo del collegato.
Ad essere approvati, alla fine, sono stati gli articoli 12, 13 e 16, rispettivamente «Interventi per la tutela e lo sviluppo dello sport», «Opere incompiute per cause di forza maggiore e interventi relativi all’impiantistica sportiva» e «Disposizioni in favore dell’Organismo Indipendente di Valutazione». Stop anche alla norma che avrebbe destinato 360mila euro alla Fondazione Whitaker, sollevando i dubbi di chi chiedeva per quale ragione si destinassero risorse esclusivamente a una delle diverse fondazioni culturali di respiro internazionale presenti nell’Isola.
Ma quella di oggi è stata anche la seduta in cui sono state ufficializzate, a partire da domani 3 luglio, le dimissioni dell’ex capogruppo forzista Giuseppe Milazzo, eletto al Parlamento Europeo. Al suo posto alla guida del gruppo è andato Tommaso Calderone, mentre nei prossimi giorni si insedierà il primo dei non eletti, Totò Lentini. Cambia la geografia politica del Palazzo anche dalle parti del gruppo Misto, col passaggio del leghista Tony Rizzotto a Ora Sicilia, il gruppo guidato dal giovane Luigi Genovese.
Il Consiglio di Presidenza dell’Ars, infine, ha dato l’ok ai fondi, 35mila euro, destinati al comune di Partinico per l’acquisto di un pulmino per il trasporto degli alunni disabili, dopo l’incendio di due bus di proprietà del Comune, del 28 dicembre scorso.
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