Cefalù senz’acqua, Amap replica alla Regione «Nessun obbligo di garantire il servizio idrico»

La contesa per la gestione del servizio idrico nel palermitano non conosce tregua e si arricchisce di un nuovo capitolo. Al centro dell’ennesimo scontro istituzionale stavolta sono le reti di Cefalù e Campofelice di Roccella. Nei giorni scorsi l’Amap ha preannunciato un passo indietro a causa dei costi eccessivi ma l’assessorato regionale all’Energia guidato da Vania Contrafatto l’ha diffidata dal compiere una simile mossa perché rischia di incappare nelle «responsabilità derivanti dall’interruzione di un servizio pubblico essenziale». E così oggi la presidente Maria Prestigiacomo ha preso carta e penna e scritto agli uffici di viale Campania, oltre che alla Procura di Termini Imerese e al prefetto di Palermo: «Non abbiamo più alcun titolo per gestire il servizio idrico integrato in questi due Comuni».

Al centro della disputa, in particolare, la gestione – ritenuta troppo onerosa – del depuratore della località balneare. Tuttavia, trattandosi di servizio idrico integrato l’azienda di via Volturno dovrebbe gestire tutte le fasi del ciclo, dalla raccolta dell’acqua alle fognature fino alle tubature che arrivano nelle abitazioni. Cefalù e Campofelice, inoltre, hanno già mosso i primi passi per entrare nel capitale sociale della partecipata. Entro il 12 aprile, in linea teorica, tutti i comuni dell’Ato dovrebbero nominare il gestore unico, anche quelli che si sono fatti consegnare le reti in base a una norma regionale che però il governo ha impugnato dinanzi alla Corte Costituzionale. Nel frattempo, secondo quanto scrive l’assessorato nella sua lettera di diffida, «l’Amap ha l’obbligo contrattuale di garantire la gestione provvisoria dei comuni aderenti».

Macché. «Nessun impegno contrattuale è stato assunto dalla nostra società a garantire la gestione provvisoria dei comuni aderenti – contrattacca l’azienda -, fino all’insediamento del nuovo ente di governo nell’ambito di Palermo e al completamento del percorso istituzionale». Inoltre «entrambi gli enti locali non hanno perfezionato l’iter di affidamento del sistema idrico integrato» e pertanto «nessuna responsabilità derivante dalla prospettata interruzione di pubblico servizio può essere imputata all’Amap». L’azienda palermitana respinge qualunque addebito anche sulle infrastrutture e risponde picche alla diffida regionale «non potendo la nostra società farsi carico di insostenibili diseconomie».

Tutto qui? Per niente. I vertici dell’Amap stanno commettendo «un clamoroso errore» perché fin dall’inizio sapevano «dell’esistenza del potabilizzatore in concessione» e se non volevano Cefalù tra i soci per i costi eccessivi «dovevano porre un divieto nei nostri confronti nel momento in cui hanno aperto alla sottoscrizione del capitale tra i comuni ex Aps». L’amministrazione cefaludese affida a sua volta la replica a un comunicato stampa. Attualmente Cefalù è senz’acqua da 24 ore perché «non vi sono alternative» all’affidamento ad Amap, considerando che la normativa regionale «vieta la gestione diretta da parte dei Comuni. Le azioni Amap – prosegue l’ente guidato da Rosario Lapunzina – non si comprano certo per giocare in borsa ma per fruire dei servizi che una società in house è tenuta ad erogare ai propri soci. Sappiamo che i nostri interlocutori, al di là degli annunci che hanno fatto in questi giorni, sono consapevoli delle gravi responsabilità di cui si graverebbero se dovessero decidere di abbandonare la guida di un’auto in corsa. È chiaro – conclude la nota – che se malauguratamente verrà interrotto il servizio qualcuno dovrà risponderne». 

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