Cefalù, per l’acqua fatture da 900mila euro e nessuno paga Scontro tra sindaco e Amap, ma ultima parola spetta al Tar

L’Amap non ha intenzione di pagare le fatture, emesse dalla società Sorgenti Presidiana, relative alla gestione del servizio idrico di Cefalù. Il debito nei confronti della società da parte del comune guidato dal sindaco Rosario Lapunzina ammonta a circa 900 mila euro, somma complessiva delle fatture emesse dal 1 febbraio ad oggi relative alla gestione del servizio idrico. In questi 11 mesi si è creato un vero e proprio scontro tra l’ente comunale e la società palermitana che si concluderà in tribunale il prossimo 27 febbraio. Spetterà ai magistrati decidere chi dei due deve sborsare la somma dovuta a Sorgenti Presidiana. A confermarlo è la presidente della società palermitana Maria Concetta Prestigiacomo: «Ad Amap dispiace per Sorgenti Presidiana che ha il diritto di essere pagata, ma le fatture devono essere corrisposte dal comune di Cefalù».

«Le ordinanze emesse dal sindaco di Cefalù – ha chiarito Prestigiacomo in una nota – non hanno mai avuto carattere emergenziale. Ricordo, infatti, che la prima ordinanza è stata fatta il 3 giugno e l’incendio è avvenuto a Cefalù tredici giorni dopo, ovvero, il 16. L’Ente cefaludese era già a conoscenza che Amap non gestiva più il servizio idrico integrato nel suo territorio dal 1 febbraio 2016». Il presidente dell’azienda di via Volturno ha sottolineato che l’Avvocatura di Stato ha dichiarato che «l’ordinanza n.45 del 3 giugno 2016 non è stata emessa a fronte di eventi emergenziali caratterizzati da eccezionalità ed imprevedibilità ma in conseguenza di una situazione assolutamente prevedibile, dovendo, perciò escludersi che il sindaco di Cefalù abbia agito nella specie nella qualità e con i poteri dell’ufficiale di governo. Ne consegue che ogni onere non può ricadere unicamente, ed in via esclusiva, sul solo comune di Cefalù». La presidente Prestigiacomo, nella nota emessa, ricorda anche la pronuncia del tribunale delle imprese del 28 ottobre scorso, secondo cui: «poiché è comprovato che il comune di Cefalù non abbia provveduto ad affidare ad Amap il servizio idrico integrato in via definitiva trentennale, né all’atto della sottoscrizione delle azioni né successivamente, deve escludersene la qualità di socio». 

Non si è fatta attendere la replica del primo cittadino Rosario Lapunzina, secondo cui «è nelle prerogative della società ricorrere avverso alla ordinanza, così come ha già fatto in occasione delle precedenti, cui oltretutto, non ha dato adempimento alcuno, sebbene non sia stata accordata, né dal Tar né dal Cga, la richiesta di sospensiva. A fine febbraio, il tribunale amministrativo deciderà nel merito della questione, stabilendo se i provvedimenti sono legittimi o meno. È diritto della presidente di Amap tutelare, in quella sede, gli interessi della società. Ciò che la signora Prestigiacomo non può fare – ha aggiunto Lapunzina – è il processo alle intenzioni, sostenendo che io voglia perseguire l’intendimento di fare fallire Amap, giungendo alla minaccia di sobillare i mille dipendenti contro il municipio. Non è la prima volta che fa simili affermazioni, e se dovesse verificarsi qualcosa di spiacevole queste dichiarazioni non potrebbero certo passare inosservate». 

Tra i due litiganti il terzo (non) gode. Il presidente di Sorgenti Presidiana, Vezio Vazzana, infatti, ha dichiarato di essere stanco della situazione creatasi. «Come ogni mese abbiamo inviato le fatture ad Amap, rispettando le ordinanze emesse dal comune di Cefalù. Se il tribunale, giorno 27 febbraio, dovesse dare ragione ad Amap, allora le invieremo al comune cefaludese. In tutto questo le istituzioni non sono mai intervenute affinché si sistemasse prima la questione».

Mario Catalano

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