«Il teatro è vita e la vita è il teatro». Una metafora spesso utilizzata per parlare di sipario e palcoscenico: è stata pronunciata da attori, drammaturghi e persino dagli scrittori. Carmelo Caccamo, per un momento, se ne appropria per fare capire l’importanza dell’arte teatrale: una passione che coltiva sin da bambino. L’attore catanese, che dal 1993 calca le scene con diverse compagnie, a un anno dalla pandemia da Covid-19 fa il punto sul momento che attraversa il settore.
Con ironia e le battute sempre inframmezzate da un sorriso, Caccamo racconta a MeridioNews il suo rapporto col teatro. «Da piccolo mi esibivo nel salotto di casa, fino a quando ho debuttato nelle prime compagnie – spiega – Sono arrivato a sviluppare una vera e propria realtà attoriale che mi fa vivere. O meglio: mi faceva vivere, visto il momento che stiamo attraversando». Dalle prime performance teatrali alle comparse cinematografiche. Fino a ritrovarsi in una dimensione che diventa un mestiere vero e proprio. Adesso esprime il momento di disagio della categoria. E lo fa sempre partendo da un termine: l’emozione. «Essere attori al momento del Covid significa stare seduto senza potersi esprimere – aggiunge – Non vogliamo ristori: chiediamo di poter tornare a lavorare in sicurezza. Noi abbiamo bisogno del pubblico, di donare un momento di spensieratezza in un periodo difficile. Ma soprattutto abbiamo bisogno di tornare a trasmettere emozioni».
Famoso per l’interpretazione della signora Santina – uno dei suoi personaggi che ha fatto conoscere anche attraverso il piccolo schermo – Caccamo pensa anche ai problemi che hanno dovuto affrontare le piccole compagnie. «Al governo sono state rappresentate e difese le ragioni di diverse realtà. Tutto ammirevole e di questo sono contento – sottolinea – Ma nessuno ha smosso gli animi per la cultura e, quindi, per il teatro. Con accessi contingentati, all’aperto o attraverso i dispositivi, credo che possiamo riavere la gioia di stare col pubblico».
La scorsa estate anche l’attrice Carmela Buffa Calleo aveva lanciato un appello al presidente Nello Musumeci. E con ironia, sui social, aveva mostrato la sua contrarietà verso la scelta del governo regionale di devolvere 600mila euro alla campagna promozionale di Dolce & Gabbana, mentre il settore lamentava la mancanza di fondi. Intanto il ministro alla Cultura Dario Franceschini annuncia la riapertura di cinema e teatri per il 27 marzo. Data che però, senza nessun aiuto economico da parte del governo, agli addetti ai lavori sembra ancora troppo lontana per continuare a resistere alla crisi. «Mi mancano il palcoscenico, il rumore del camerino e persino l’odore del teatro – conclude Caccamo – I sentimenti che dona il teatro, così come il cinema, non possono essere trasmessi in streaming: per quello c’è Netflix, ma non basta. Vivere le emozioni è tutt’altra cosa: dobbiamo assaporarle».
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