La Sea Watch è destinata a spostarsi a Catania (ormai solo domattina), ma a Siracusa la partecipazione a sostegno dell’accoglienza è ancora tanta. I banchi della Cattedrale sono tutti pieni e c’è anche gente in piedi lungo le navate laterali. Sono adulti, giovani, appartenenti di associazioni cattoliche e di realtà del volontariato, credenti e laici, riuniti nella veglia aperta a tutte le confessioni. «Ero forestiero e mi avete ospitato». È questo versetto tratto dal Vangelo secondo Matteo la linea guida della celebrazione.
«Per i discepoli di Emmaus lo spezzare il pane con quel misterioso forestiero trasformò un tramonto pieno di nostalgia e di amarezza in una nuova alba radiosa. Se anche noi sapremo spezzare il pane dell’accoglienza e della solidarietà con i fratelli immigrati, potremo aprirci con fiducia e speranza al nuovo che ci viene incontro e percorrere così la strada di una nuova umanità». Con questo messaggio l’arcivescovo monsignor Salvatore Pappalardo ha invitato i cittadini e le associazioni, che in questi giorni hanno dato vita alle varie forme di solidarietà nei confronti dei migranti, alla veglia nella Cattedrale.
Non una celebrazione solo cattolica, ma un momento di riflessione «per tutti coloro che condividono il credo verso l’essere umano», organizzato da Orientamenti pastorali per le migrazioni della Cei. Riflessioni e preghiere sono state guidate da padre Luca Saraceno, dai fratelli Maristi e delle suore scalabriniane. Per concludere l’evento, un momento di recitazione e di canto organizzato dagli studenti dell’Inda che hanno instancabilmente accompagnato, facendo da sottofondo, ogni presidio in città o sulla riva di fronte alla quale è stata ormeggiata l’imbarcazione con a bordo i 47 migranti. «Non basta un dolce canto per dire che quello che sta succedendo non va più bene», hanno detto i giovani dell’Istituto nazionale del dramma antico di Siracusa prima di leggere una parte dell’elenco delle vittime dei naufragi nel Mediterraneo. «Uomo, donna, bambino» per le persone rimaste senza un nome e senza una identità.
«Il nostro Duomo è un simbolo di commistione tra fedi e culture, luogo di culto da millenni, ben prima della nascita di Cristo, è la scenografia perfetta per ospitare la nostra preghiera di uomini per gli uomini, che superi ogni confine fisico spirituale». Così è stato accolto dall’Arci l’invito per il sesto giorno di permanenza della nave della ong tedesca al largo della costa siracusana. Oltre all’ormai celebre #scendeteli, altro slogan – sdoganato dopo le recenti concessioni dialettali dell’Accademia della Crusca – è diventato «Uscite l’umanità». L’umanità che Siracusa, in questi giorni di manifestazioni di solidarietà, ha dato prova di saper uscire in molte forme. «Siate il sale del mondo», recita un bigliettino che accompagna un sacchettino pieno di sale che è stato regalato a ognuno dei partecipanti.
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