Catania-Reggina 0-0, ecco chi sale e chi scende Mbende è una roccia, incertezze sulla trequarti

Un punto che vale quasi come una vittoria. Il Catania si dimostra in un buon momento di forma e coglie il terzo risultato utile consecutivo tra campionato e Coppa Italia, pareggiando al Massimino contro una Reggina che, da prima in classifica, non ha certo impressionato come da previsioni. Questo grazie anche a una prova superlativa della cerniera difensiva etnea: Mbende e Silvestri, in particolare, non hanno praticamente sbagliato nulla. Bene anche Vicente e Salandria in mediana, seppur calati alla distanza. Da rivedere, invece, gli automatismi in avanti: in particolare, Di Molfetta e Biondi hanno sbagliato troppo.

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Moise Mbende L’appellativo di Roccia gli si addice in pieno. Non solo per la stazza imponente, ma anche per la facilità con cui riesce ad annullare un centravanti del calibro di German Denis: l’argentino ha tanta esperienza nella nostra Serie A ma oggi, al cospetto del calciatore tedesco, è sembrato quasi un pivellino. Altro aspetto da sottolineare è la facilità con cui il numero 3 rossazzurro riesce a recuperare posizione e metri sull’avversario pur essendo in difficoltà o svantaggio: mezzi fisici prodigiosi, uniti a una sicurezza crescente che lo spinge a giocate spesso molto rischiose, ma oggi sempre efficaci. 

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Tommaso Silvestri – L’ex difensore del Trapani si fa valere, sfornando una prova pressoché impeccabile. Non è un caso che la retroguardia del Catania, da ormai tre partite, non subisca più reti: il numero 5 rossazzurro riesce a limitare un cliente assai spigoloso e pericoloso come Corazza, costringendolo a stare al largo per tentare qualche giocata. Cerca di rendersi anche pericoloso sui calci da fermo: nel primo tempo non riesce a trovare il giusto impatto col pallone, spedendolo di testa tra le braccia di Guarna. Si vede che attraversa un buon momento di forma: promosso a pieni voti. 

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Bruno Vicente e Francesco Salandria – Il voto positivo, stavolta, lo meritano in coppia entrambi i mediani. Lucarelli, dopo averli fatti riposare con la Ternana in Coppa, li rispolvera contro la capolista e loro non deludono. Bruno Vicente sfiora addirittura subito il gol, quando dopo neanche due minuti chiama Guarna al grande intervento con una botta da fuori precisa e angolata. Il compagno di reparto ha forse piedi meno educati dei suoi, ma ci mette cuore, grinta e tanta corsa: la voglia di ben figurare con gli ex compagni di squadra, poi, avrà fatto il resto. Calano in maniera netta nella seconda frazione: elemento prevedibile, dopo non avere giocato per mesi. Prova da sei e mezzo in pagella per entrambi. 

Flop

Kevin Biondi – Prestazione opaca per il ragazzo catanese, schierato da Lucarelli come esterno sinistro nella batteria di trequartisti a sostegno dell’unica punta Beleck. Grinta, corsa e impegno sono elementi indiscutibili: accanto a questi, però, manca quel pizzico di lucidità che farebbe la differenza nelle occasioni importanti. Il riferimento è a qualche passaggio sbagliato o a decisioni errate in fase di ripartenza. L’intesa con i compagni di reparto, poi, non è stata massima. Da rivedere.

Flop

Davide Di Molfetta – Anche il ragazzo scuola Milan si rende protagonista di un match molto simile a quello di Kevin Biondi: come lui, dunque, è rimandato a settembre. L’insufficienza però non è grave: il numero 8 etneo corre e si sbatte come un dannato, a discapito però di una scarsa lucidità nei momenti chiave. Prova un destro al volo sballato nel primo tempo, durante il quale riesce a servire anche una palla interessante a Mazzarani, non sfruttata. Sostituito nella ripresa quando ha dato tutto: prova da cinque e mezzo per lui. 

Flop

Maks Barisic – Il numero 17 del Catania viene chiamato in causa da Lucarelli a venti minuti dalla fine, con l’obiettivo di dare fantasia e imprevedibilità alla trequarti rossazzurra. L’esperimento però non funziona: l’attaccante sloveno infatti non entra bene in partita, sprecando un paio di ripartenze interessanti e incaponendosi, come spesso gli capita, in giocate fini a se stesse e poco utili per la squadra. Dovrebbe imparare il dono dell’essenzialità: ci rendiamo conto non sia facile, a quasi 25 anni. 

Giorgio Tosto

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