I lavori sarebbero dovuti finire nel 2009, invece – in parte – sono stati inaugurati oggi. Il taglio del nastro del raddoppio ferroviario Catania-Ognina era atteso da anni: sono aperte, da subito, le stazioni Europa e Ognina. Mentre c’è ancora da aspettare per quella di Picanello, che non è ancora pronta e dovrebbe esserlo, forse, all’inizio del 2018. Per chi arriva nel capoluogo etneo dalla fascia ionica i tempi di percorrenza si riducono un poco: se prima i treni erano spesso costretti a fermarsi a Ognina e ad alternarsi in entrata o in uscita, da oggi le cose dovrebbero cambiare. Il dramma, però, è sempre lo stesso: i treni. La Regione Siciliana e Ferrovie dello Stato non hanno ancora firmato il contratto di servizio. «Ed è del tutto inutile costruire nuove stazioni, raddoppiare binari e innovare la linea se poi non aumentiamo il numero di treni, che poi è quello che i cittadini vedono». A dirlo è Renato Mazzoncini, amministratore delegato di FS. È l’unico pungolo in una mattinata di festeggiamenti: «Così cambia drasticamente il volto dell’area metropolitana. La dorsale ionica ha a disposizione una linea ferroviaria moderna, fruibile da non meno di 500, 600mila persone», annuncia il primo cittadino Enzo Bianco.
La nuova linea è lunga 2,6 chilometri – dei quali 1,4 in galleria – ed è costata, più o meno, cento milioni di euro. «Mi è stato detto che in questo cantiere non c’è stato neanche un infortunio sul lavoro», si complimenta Maurizio Gentile, amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana, che ha costruito l’infrastruttura. «È una linea ferrata che può portare quasi duecento treni al giorno, utilizziamoli. L’ideale è avere tre treni ogni ora nelle ore di punta, andata e ritorno. Sarebbero, in totale, una sessantina di treni al giorno», conta l’ex assessore ai Lavori pubblici del Comune di Catania e attuale assessore regionale alle Infrastrutture Luigi Bosco. È l’incremento dei convogli l’ideale completamento della «cura del ferro» immaginata dalla Rete ferroviaria italiana per la Sicilia. «L’impegno verso Sud è aumentato in maniera significativa – conferma Mazzoncini – I cantieri vanno avanti, la nostra idea di intermodalità si sviluppa». E passa dalla più importante delle nuove opere previste: l’interramento dei binari della ferrovia che va da Bicocca ad Acquicella, per permettere l’allungamento della pista dell’aeroporto di Catania, che così potrà accogliere voli di portata sempre superiore.
All’aeroporto di Fontanarossa guarda anche il protocollo d’intesa firmato stamattina alla presenza, anche, dei vertici di Sac, la società che gestisce lo scalo etneo. Entro il 2019 si devono completare le opere necessarie alla stazione Fontanarossa: una fermata delle ferrovie, servita da bus navetta messi a disposizione da Sac, che arrivi nei pressi del Vincenzo Bellini. «La gente potrà arrivare in 12 minuti alla Stazione centrale di Catania e poi distribuirsi in tutta la Sicilia con i treni – continua l’amministratore delegato di FS – È un’idea di turismo che in tutto il mondo hanno e che qui dobbiamo portare avanti». Ammodernando anche quello che già c’è. E che non è come dovrebbe. «Io sono anche commissario del governo per la nuova linea veloce Palermo-Catania-Messina – spiega Gentile – Collegando il raddoppio di oggi, con i progetti che abbiamo in cantiere realizziamo il nostro progetto sulla Sicilia». Gli obiettivi guardano al futuro in termini di un decennio: nel 2024 dovrebbero volerci un’ora e 45 minuti per arrivare da Catania a Palermo e viceversa. Nel 2027 tra Catania e Messina dovrebbero esserci giusto 45 minuti di treno. «Noi, qui, ci stiamo agganciando all’Europa», conclude Gentile.
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