Catania non è una Smart city: ultima per i rifiuti Va male anche su legalità, mobilità e depuratori

Catania è ancora lontana dal diventare una città «intelligente, inclusiva e vivibile». È quanto emerge dall’analisi del rapporto ICity Rate 2017, realizzato da Forum Pa, un’azienda che da oltre 25 anni si occupa di innovazione nella pubblica amministrazione. Per tutti i capoluoghi siciliani la strada da fare per andare incontro ai bisogni dei cittadini è ancora lunga. Fra questi, Catania è a metà classifica: quinta su nove, mentre a livello nazionale si ferma al 99esimo posto su 106 centri urbani presi in esame (quattro posizioni più giù rispetto al posizionamento dell’anno scorso). A preoccupare in modo particolare della situazione del territorio etneo sono – oltre all’incapacità di gestione dei rifiuti urbani in termini di percentuale di raccolta differenziata e quantità di rifiuti pro capite che piazza Catania all’ultimo posto della classifica nazionale – anche i parametri dell’inefficienza amministrativa e dell’infiltrazione malavitosa nel tessuto sociale. Infatti, per quanto riguarda questi indicatori, la città di Catania si posiziona terzultima nella classifica nazionale. 

In pratica, i dati relativi a ogni parametro misurano la strada che ciascuna città ha ancora da fare per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di un nuovo modello di sviluppo e sostenibilità introdotti dall’Agenda 2030. In particolare, per la sezione relativa a legalità, sicurezza e governance i fattori presi in considerazione nel report riguardano: i delitti legati alla microcriminalità e alla criminalità organizzata e mafiosa, al numero di omicidi volontari, alla presenza strutturale di illegalità commerciale – in base al numero di reati denunciati dagli abitanti – e reati di riciclaggio. Poi ancora i dati sulla percentuale di infrazioni accertate sul totale dell’anno nel ciclo del cemento e dei rifiuti, l’efficienza dei tribunali in base alla percentuale di procedimenti civili pendenti ultra triennali, il numero di Comuni della provincia sciolti per mafia – dal 1991 a oggi -, la percentuale di amministratori minacciati e, infine, anche il livello di fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni locali.

Maglia nera per Catania anche la dimensione dell’istruzione (104esimo posto), parametro in cui – considerando anche il tasso di laureati tra i 30 e i 34 anni – fra le città dell’Isola fa peggio solo Caltanissetta (105esima). E non si muove dal fondo della classifica (sempre 104esima su 106) anche in fatto di efficienza idrica: la perdita delle reti di distribuzione dell’acqua è al 48,1 per cento né risultano conformi i dati sulle acque reflue depurate e sulla qualità dell’aria. Misurando poi insieme l’incidenza della povertà sulla popolazione, il disagio abitativo, la sofferenza economica delle famiglie e la qualità di alcuni principali servizi di cura, emerge «una geografia piuttosto definita di tutto il sud Italia» si legge nel dossier, e Catania si posiziona al 99esimo posto. Bassa in classifica, al 98esimo posto, anche per la valutazione delle possibilità che offre il mercato del lavoro e dell’occupazione. La città etnea è poi 101esima in termini di mobilità sostenibile e 100esima quando si parla di «strumenti di partecipazione e gestione dei beni comuni e la presenza di iniziative di innovazione sociale».

Catania risale un po’ la classifica, piazzandosi al 70esimo posto, per il parametro di cultura e turismo se si prendono a riferimento gli ambiti legati ai flussi turistici e alla capacità di attrazione culturale. Due sono invece i dati decisamente in controtendenza rispetto alle altre città del meridione analizzate: da una parte quelli relativi alla crescita digitale, in cui Catania si posiziona al 43esimo posto per il potenziamento e la diffusione delle reti intelligenti, e dall’altra i parametri su suolo e territorio cioè sulla capacità di mitigare il rischio dell’impermeabilizzazione del suolo e per ridurne la vulnerabilità da cui dipende la capacità di resistenza di fronte al verificarsi di eventi naturali. Più corta per la città di Catania sarà anche la strada verso l’azzeramento del consumo di suolo

Marta Silvestre

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