Colpa della Multiservizi che non fa il lavoro che dovrebbe. Oppure delle società sportive che non li vogliono prendere in gestione. O anche dell’amministrazione di Catania che non è in grado di valorizzarli. Infine, magari è colpa del fatto che l’assessore allo Sport non ha la delega per la manutenzione di piste, piscine e palazzetti. E l’assessore alle Manutenzioni non ha quella per gli impianti sportivi. Il punto, comunque, resta uno: le strutture sportive della città sono quasi tutte in pessimo stato. Dal campo di atletica leggera di Picanello, alla piscina di Nesima, passando per le decine di spazi – in teoria dedicati allo sport – sparsi per la città e completamente devastati. Come il PalaNesima e il Santa Maria Goretti.
E non c’è verso di sistemare la situazione, a meno di non sperare nel salvifico intervento dell’Assemblea regionale siciliana, oppure nell’affidamento del bene pubblico ai privati. Per Manlio Messina, presidente della VII commissione Sport e turismo del comune di Catania, che ha convocato il tavolo tecnico di ieri mattina sulla situazione degli impianti sportivi comunali, il problema è che «manca l’interesse politico a occuparsi dello sport».
«Ci sono campi da calcio chiusi perché mancano le strisce bianche a terra, altri che non si possono aprire per via di lampadine fulminate e mai cambiate: il problema sta nella funzionalità dell’amministrazione», dichiara Messina. E Tuccio Tringale, vicepresidente della stessa commissione consiliare, se la prende con le società sportive: «Scappano da Catania, si allontanano da questa città», dice. A incolpare la Multiservizi, responsabile della manutenzione ordinaria degli impianti sportivi pubblici, ci pensa Salvo Di Salvo, capogruppo del Movimento per l’autonomia. Secondo lui, la società partecipata «è inesistente, non fa il suo lavoro, gli impianti non funzionano e non vogliono nemmeno sistemarli». «E allora togliamo alla Multiservizi il capitolo dello sport», risponde Messina.
Tre colpevoli e nessuna soluzione. Col rischio di «essere troppo buoni con noi stessi», interviene Sebastiano Arcidiacono, assessore ai Lavori pubblici e alle manutenzioni, al quale spetterebbe il dovere di occuparsi degli edifici in stato d’abbandono. Se solo gli impianti sportivi rientrassero nella sua area di competenza, cosa che non è. Ma non rientrano nemmeno in quella di Ottavio Vaccaro, assessore alle Attività giovanili e allo sport. Un bel cortocircuito, «un paradosso che non deve diventare una scusa per non fare nulla», arringa l’assessore Arcidiacono. «La verità è che non credo che l’amministrazione pubblica possa gestire questo tipo di impianti, né credo alle società partecipate in maggioranza dal settore pubblico prosegue Ci vogliono i privati».
«Mica siamo pazzi», replica Sergio Parisi, presidente regionale della Federazione italiana nuoto. La Fin le piscine comunali di Catania le conosce bene. Dopo un’esperienza «disastrosa» in quella di Nesima, adesso lavora nella struttura, anch’essa comunale, di viale Kennedy. «Quella di Nesima racconta Parisi è la piscina che richiede più risorse, non solo economiche ma anche di professionalità in grado di progettarne la manutenzione». E Vaccaro non gli dà torto. Perché per «rendere appetibili per il mercato quelle strutture bisogna prima renderle decenti, e ci vogliono milioni di euro. Chi li paga?».
[Foto di Sim Dawdler]
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