Catania, il Foggia domina e fa 0-0 «La fortuna non aiuta gli audaci»

Il Foggia allenato da Roberto De Zerbi – ex rossazzurro protagonista dell’ultimo salto in serie A, applaudito dal Massimino al suo ritorno da avversario – sul campo ha conquistato 18 punti. Uno in meno del Catania, che però ne deve sottrarre undici alla sua classifica a causa delle penalizzazioni riguardanti lo scandalo combine. La prossima settimana – martedì è attesa la pronuncia del Comitato olimpico nazionale sul ricorso presentato dalla società – i rossazzurri potrebbero riottenere quattro punti, ma intanto «bisogna pensare a conquistarne tre contro il Foggia», aveva detto Giuseppe Pancaro in sala stampa alla vigilia della gara. A suggerire come fare sono i tifosi etnei, che alla vetrata della curva Nord appiccicano uno striscione con su scritto «La fortuna aiuta gli audaci», a caratteri cubitali ma in lingua latina. Messaggio che il Foggia dimostra di sapere tradurre – anche senza dizionario – e interpretare sul campo meglio del Catania.

I satanelli pugliesi – soprannome preso per via del diavoletto che sta sul loro stemma – tengono la linea dei difensori sulla linea di centrocampo, il pallone sempre tra i piedi, e il Catania pressato nella sua metà campo. I calciatori di De Zerbi fanno la partita – e sono i primi a riuscirci al Massimino -, dialogano tra loro alla velocità d’una gara di tamburelli, dribblano i rossazzurri, aggirano con facilità le marcature. Ma al momento di scardinare la porta del Catania, si ostinano a cercare la combinazione vincente e complicata anziché provare la più semplice e banale delle cannonate. Il colpo di testa di Agnelli – al 44esimo del primo tempo, su cross di Sarno da calcio d’angolo – resta la sola occasione gol di tutta la partita del Foggia, che manco la porta inquadra. Bastianoni – che nell’occasione aveva zompato verso il pallone ritrovandosi con nulla nelle mani – ringrazia, i tifosi invece mugugnano. Stavolta il loro messaggio alla squadra è in lingua italiana, chiaro e urlato: «Catania gioca col cuore», «Noi vogliamo gente che lotta». E non manca pure un pensiero – irripetibile – al patron Pulvirenti, ritenuto tra i colpevoli per l’aumento – dopo zero vittorie in tre partite – del costo del biglietto della partita.

Provando a misurarsi col Foggia imitando il bel calcio degli avversari, il Catania soffre. Quando invece i rossazzurri cercano di fare il proprio gioco, più rude e concreto, riescono a rendersi pericolosi. Al 17esimo – mentre attacca verso la curva Nord – Agazzi cerca la conclusione a giro, di destro. Il tiro – scoccato da poco dentro l’area di rigore, posizione defilata verso la sinistra – trova il corridoio giusto verso l’incrocio dei pali ma il pugno del portiere Narciso – che sfoggia una maglia arancio evidenziatore – lo devia in angolo. La qualità del gioco degli avversari è sottolineata pure dagli applausi – inconsueti – con cui il Massimino accompagna l’uscita dal campo per infortunio di Angelo, terzino destro tra i migliori, più imprendibili e temibili dei titolari avversari. Al 31esimo Rossetti conclude in porta – centrale, tra i guanti di Narciso – non prima che il Massimino gli abbia suggerito, in coro: «Tira». Al 35esimo è Calderini ad andare vicino al gol – colpo di testa che termina poco a lato del palo – su cross di Agazzi. Il primo tempo – che scade dopo tre minuti di recupero – non offre altro.

E la ripresa non riserva ai tifosi del Catania nulla di meglio di quanto visto prima. I giocatori del Foggia continuano a fare la partita, ma senza trovare una combinazione abbastanza aggraziata da meritare – a loro giudizio, almeno così pare dagli spalti – di essere buttata in fondo alla rete e festeggiata. La squadra di Pancaro soffre per merito degli avversari e mantiene il pari per i loro demeriti. L’atteggiamento passivo non va giù ai tifosi. Che prima dicono ai giocatori «Noi vogliamo undici leoni» e poi di «tirare fuori» qualcosa che con leoni fa rima. I cori dagli spalti non cambiano la musica in campo. E non ci riescono nemmeno le sostituzioni di Pancaro. Dieci giocatori in maglia bianca stanno per lunghi, interminabili minuti nella metà campo dei rossazzurri. E quando al 28esimo Calderini – servito involontariamente da un compagno -, per un momento è solo di fronte alla maglia arancione del portiere avversario, calcia maldestramente alla curva invece che verso la porta. E allora cominciano i fischi di parte del pubblico, che domanda «ma quando vinciamo?». La risposta è il terzo pareggio di fila e la quarta gara consecutiva senza vittorie. I punti che non conquista in campo – ne servivano tre per uscire dalla zona retrocessione, in cui si trova ancora dopo dodici giornate – il Catania può sperare di ottenerli solo dalla giustizia sportiva, almeno fino al prossimo incontro, che giocherà sabato contro la Lupa Castelli Romani, a Rieti. 

«Non metto in dubbio l’amore dei nostri tifosi ma – dice Giuseppe Pancaro commentando i fischi – Loro dovrebbero starci sempre accanto». Il risultato di pareggio per zero a zero «lo accettiamo perché abbiamo dato il massimo e abbiamo ottenuto il massimo». In settimana è attesa la decisione del Coni sul ricorso presentato dal club. «Speriamo che ci venga tornato qualche punto – aggiunge l’allenatore – Ma noi siamo concentrati solo sul campo». 

La fortuna non ha dato una mano al più audace Foggia, che avrebbe potuto aiutarsi da solo. «Ho chiesto ai miei giocatori di tenere la palla per 90 minuti – dice De Zerbi in sala stampa – ma mi aspettavo anche qualche tiro in porta». L’uscita di Angelo per infortunio «che ha una gamba da serie A, rispetto a tutti gli altri, ha pesato sulla nostra prestazione». Gli applausi del Massimino, che hanno salutato il suo ingresso e la sua uscita dal campo, «mi hanno commosso – aggiunge De Zerbi, che ricorda – Qui ho conquistato la serie A ma per un litigio con Marino sono andato via». Scelta che l’ex rossazzuro spiega: «Non fu una questione di soldi, come dissero Pulvirenti e Pietro Lo Monaco (allora direttore generale del club, ndr) – e aggiunge – Prima dell’esplosione dello scandalo I treni del gol ho rifiutato diverse offerte economiche per aspettare la conclusione delle trattative col Catania, i soldi per me non sono importanti». 

Marco Di Mauro

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