Castello Utveggio da un anno e mezzo in abbandono Unesco: «Con progetto credibile si rilancerebbe l’area»

«Il Castello Utveggio sorge in un’area, quella tra la Favorita e Monte Pellegrino, che è incastonata tra terra e mare. È una grande risorsa del tutto inutilizzata. Invece potrebbe fungere da rilancio del territorio, un po’ come è avvenuto con corso Vittorio Emanuele e il suo inserimento nel percorso arabo-normanno». Il rammarico di Aurelio Angelini, presidente della fondazione Unesco e docente di Sociologia dell’Ambiente all’Università di Palermo, scaturisce da un post che su Facebook sta avendo moltissime visualizzazioni. 

Dopo aver visto un servizio del Tg1, due cittadini palermitani sono andati ieri a verificare le condizioni del Castello Utveggio (impropriamente definito come tale, in realtà la struttura nasce come albergo di lusso). E hanno testimoniato, attraverso decine di foto, che da un anno e mezzo – vale a dire dalla chiusura del centro regionale di alta formazione Cerisdi a marzo 2016 – il complesso versa «in uno stato gravissimo di abbandono»: la recinzione del parco è divelta in più punti, tanto che è facile accedervi, mentre sulla strada di accesso ci sono rifiuti di ogni genere (tra cavi elettrici scoperti, impianti tecnologici abbandonati, porte di accesso e vetrate sparse) e gli intonachi cadono a pezzi. 

Il reportage fotografico su uno dei simboli di Palermo, che continua ad essere rovinato e saccheggiato, verrà inoltrato al Nucleo Tutela Patrimonio Artistico, della polizia municipale. Ad annunciarlo è l’informatico Giovanni Purpura, vicepresidente della Pro Loco Vergine Maria che per conto di 22 associazioni presenterà nel pomeriggio un esposto in materia. «Da tempo chiediamo un presidio fisso degli agenti – dice a Meridionews – per tutelare un bene storico, ma dal comando ci dicono che non ci sono le risorse manco per pagare gli straordinari. Voglio ricordare che l’edificio è vincolato, e sarebbe responsabilità dell’Assessorato ai Beni Culturali provvedere alla sua manutenzione. A questo punto per noi l’unica soluzione sarebbe darlo in gestione a un’associazione culturale». 

La rinnovata attenzione dell’opinione pubblica segue quella dell’associazione Salviamo Castello Utveggio: nata lo scorso 4 ottobre e sottoscritta da oltre cento personalità della politica, della giurisprudenza e della cultura siciliana, l’ente intende proporsi come intermediario tra la Regione e le istituzioni pubbliche e private che vorranno proporre progetti per il rilancio del luogo. Mentre l’11 novembre scorso il deputato del Partito Democratico Michele Anzaldi ha nuovamente posto l’accento sul Castello (visibile da molte parti della città su quello che Goethe definì «il promontorio più bello del mondo») alla Commissione Cultura della Camera, in visita a Palermo. Insomma: la voglia di non perdere uno dei beni a cui i palermitani sono più affezionati c’è, ed è forte. Allora cosa manca?.

«Ci vuole un progetto della città e della Regione per mettere a reddito, diciamo così, non solo il Castello ma l’intera zona – afferma Angelini -. Stiamo parlando di un’area popolata e di transito che però non ha un suo progetto culturale. Credo invece che si debba cambiare paradigma e che si possa pensare all’area tra il parco della Favorita e la riserva naturale di Monte Pellegrino come all’area destinata al tempo libero dell’intera città. Così Palermo avrebbe un secondo momento di svolta per il territorio, come è avvenuto col percorso Unesco. E in questo contesto il Castello Utveggio potrebbe rappresentare uno dei driver più interessanti». 

Rimane al momento lo stato di abbandono, con la Regione che non riesce neanche a garantire la manutenzione ordinaria. «La Sicilia ha un patrimonio immenso di beni culturali e dovrebbe fare delle politiche appropriate, cose che ancora non vediamo – continua il docente  -. Ci vorrebbe un piano per destinazioni d’uso ad hoc, un bene fin quando non è gestito da un’istituzione per la Regione diventa sempre insostenibile dal punto di vista economico persino nella semplice manutenzione. Bisogna dunque fare appello affinché il patrimonio non vada nel degrado, innanzitutto, e per prevedere scenari di assegnazione con finalità sociali e culturali che siano credibili e durature. Per il Castello Utveggio è stata scelta un’assegnazione ad un ente che ha lasciato pure debiti da ripianare, ci vuole invece un piano serio da affidare a soggetti robusti». Ed esistono questi soggetti, pronti a prendersi cura del bene pubblico e capaci di autosostenersi? Per Angelini «se tu hai delle buone idee le risorse si vanno a costituire, se no ti muovi nelle pastoie del clientelismo e di assegnazioni improbabili che non creano attività autosufficienti. Ma ribadisco che ci vogliono progetti credibili».

Andrea Turco

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