Servirà un processo per stabilire cosa è successo all’interno della Cassa edile di Catania tra il 2015 e il 2018. A deciderlo è stata la giudice per l’udienza preliminare Chiara Di Dio Datola che, questo pomeriggio, ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio per i 17 imputati dell’inchiesta Durc facili, nata da un esposto dell’allora presidente Marcello La Rosa e dell’attuale segretario regionale della Fillea Cgil Giovanni Pistorio. Al centro dell’inchiesta ci sono i presunti favori che diversi imprenditori avrebbero ottenuto da Filippo Di Guilmi, principale imputato ed ex vicedirettore della Cassa edile di Catania, l’ente di cui fanno parte sia l’Associazione nazionale dei costruttori che i sindacati e che si occupa, tra l’altro, del rilascio dei Durc. Ovvero il documento unico di regolarità contributiva di cui le imprese hanno bisogno per lavorare sia nel pubblico – tanto per partecipare alle gare d’appalto quanto per ottenere pagamenti dalla pubblica amministrazione – che nel privato.
Le accuse sostenute dal pubblico ministero Fabio Regolo, che per le indagini si è avvalso della guardia di finanza, vanno dal reato di accesso abusivo al sistema informatico al falso, dall’abuso d’ufficio alla turbata libertà degli incanti. La prima udienza del dibattimento si terrà a ottobre e vedrà alla sbarra anche realtà importanti del panorama imprenditoriale siciliano. Tra gli imputati, per esempio, c’è Maria Raspante, amministratrice unica della Pisciotta Costruzioni, impresa di proprietà dell’omonima famiglia e che ha tra i soci anche Angela Pisciotta (non indagata), attuale vicepresidente di Ance Palermo. È invece imputato Salvatore Ferlito (Sicula Costruzioni), ex presidente della Cassa edile etnea tra il 2008 e il 2016 e in passato anche presidente di Ance Sicilia, negli anni di Antonello Montante ai vertici degli industriali siciliani. A processo anche Orazio Di Maria (Di Maria Costruzioni), Domenico Spampinato (Spampinato Group), Anna Spampinato (D&G Costruzioni e R&G Appalti), Chiara Puglisi, Gianluca Bucisca (Ferrobeton Catania), Giovanni Finocchiaro (Ge.Co.Im), Salvatore Tomasello (Lotos srl), Giuseppe Lo Sciuto (Lotos srl), Venerando Conti (Risparmio energetico), Alessandro Rapisarda (R3 Costruzioni), Francesco Lupo e Francesco Messina (entrambi titolari di ditte individuali), Gabriele Rizzotti (Rizzotti Costruzioni), Goffredo Rubino (Rubino Impianti) e Aldo Simone Pillera (Simmar Costruzioni).
I legali delle ditte avevano chiesto alla gup di disporre il proscioglimento per i rispettivi assistiti, sostenendo che gli imprenditori non avrebbero fatto altro che attenersi a procedure riconosciute come lecite, tra queste la possibilità di rateizzare i debiti con la Cassa edile e in concomitanza ottenere il rilascio del Durc. Per la procura, invece, tutto ciò sarebbe avvenuto al di fuori di quanto previsto dalla normativa. I Durc sarebbero stati utili ad alcune imprese anche per partecipare a gare pubbliche. Una decina di appalti, in tal senso, sarebbero stati viziati dalla presenza di partecipanti che, secondo la procura, in quel dato momento non avrebbero avuto i requisiti per formulare l’offerta. Questo è uno dei motivi che ha portato la gup ad accogliere la costituzione di parte civile della società Consolidamenti Speciali e del suo titolare, che hanno annunciato di devolvere eventuale risarcimento ad Addiopizzo. A figurare come parti civili saranno anche la Cassa edile, la cui costituzione è stata decisa in zona Cesarini, e Ance. La giudice ha rigettato le costituzioni delle parti sindacali.
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