Caso Raciti, Speziale condannato a otto anni Il legale: «Da subito un capro espiatorio»

Otto anni di carcere per Antonino Speziale. E’ la pena decisa dai giudici della Cassazione per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore della polizia etnea Filippo Raciti durante i disordini allo stadio Massimino, a Catania, il 2 febbraio del 2007 durante e dopo il derby Catania-Palermo. «Sono innocente, lo so io nella mia coscienza e le carte lo dimostrano pienamente», si difendeva il ragazzo in un video su Youtube pochi giorni prima dell’udienza che lo ha condannato definitivamente. Una scelta, quella dei giudici dell’ultimo grado, che conferma in pieno il giudizio d’appello.

Un processo che è stato «una nefandezza», secondo il legale di Speziale Giuseppe Lipera. Dimostrato anche dalla condanna, diminuita in appello e Cassazione di sei anni rispetto al primo grado: «Come se una vita umana potesse valere solo otto anni di carcere». E’ innocente il suo cliente secondo Lipera. Ed è diventato, sospetta l’avvocato, il capro espiatorio di una brutta pagina della storia calcistica e civile di Catania. A dimostrarlo, spiega sempre il legale, una serie di stranezze processuali che Lipera pensava venissero rilevate in Cassazione.

Come il provvedimento restrittivo nei confronti di Speziale «annullato senza rinvio dalla Corte Suprema di Cassazione il 29 aprile 2008 per mancanza di indizi». Indizi mancanti per trattenere il ragazzo, «figuriamoci per iniziare un processo», il commento dell’avvocato. E ancora la testimonianza dell’autista del Discovery della polizia su cui viaggiava Raciti: «Che nei verbali resi ai magistrati aveva detto di ricordare l’ispettore vicino al mezzo e di aver sentito, facendo marcia indietro, un tonfo – racconta Lipera – In udienza, poi, la versione è cambiata e l’autista non ricordava più dove fosse Raciti, forse lontano dal Discovery».

Eppure, per i giudici della Cassazione, il processo a Speziale poteva chiudersi qui. Così come quello a un altro tifoso del Catania Calcio con la stessa accusa, Daniele Micale, anche lui condannato con giudizio definitivo. I due sono stati già trasferiti in carcere.

Redazione

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