«Stiamo pensando a te». Così avrebbe detto questa mattina il capo di gabinetto per conto della prefetta Antonella De Miro ad Angelo Niceta, ascoltato per circa due ore insieme all’avvocato Rosalba Vitale. L’ex imprenditore, tuttavia, preferisce restare scettico. «Certezze non me ne ha date – spiega a MeridioNews – Ha detto che la prefetta sta valutando assieme a tutti gli altri organi, cioè con la Questura e la Procura, quali saranno le mosse da fare. Ha definito la mia situazione straordinaria e urgente, cercheranno in pochi giorni di predisporre mezzi e strumenti necessari per fronteggiarla. Nel frattempo noi moriamo», includendo anche la sua famiglia. Il digiuno totale di Angelo, infatti, continua. Oggi sono già due settimane che non tocca cibo e non mostra alcuna intenzione di arretrare rispetto a questa decisione, malgrado il fisico stia cominciando a cedere. «La mia protesta è obbligata», dice infatti. Non lo ferma il rapido dimagrimento, la congiuntivite all’occhio destro o la febbre degli ultimi giorni. «Oggi probabilmente dovrò andare in ospedale, comincio ad avere dei problemi renali – rassicura – Io potrei anche ripensarci, ma per cosa? Il problema sussiste a prescindere dal mio sciopero, che io lo voglia o no non so come sopravvivere».
Motivo che lo spinge fortemente ad andare avanti. «Almeno così si saprà ufficialmente e la gente capirà che lo Stato sta contribuendo ad accelerare e ad imporre il mio annientamento voluto dalla mafia». Un annientamento, secondo Niceta, voluto e cominciato da Cosa nostra e che adesso le istituzioni a più livelli starebbero continuando. «Ci sono testimoni di giustizia che hanno raccontato cose relative a fatti del passato, discorsi oggi conclusi per i quali, però, continuano ad avere una scorta – prosegue – Io invece devo ancora iniziare, dovrò testimoniare in altri procedimenti. Cosa vogliono che dica? Che mi spavento e non posso dire più niente? Forse vogliono proprio questo». Silenzio ancora anche da parte del Comune. Il sindaco Leoluca Orlando aveva declinato l’invito dei giorni scorsi a prendere parte al flash mob, organizzato di fronte ai cancelli di via Cavour per chiedere un incontro con la prefetta De Miro. La sua partecipazione, a suo dire, sarebbe stata probabilmente strumentalizzata nell’ambito del contesto delle elezioni. Tuttavia aveva preso contatti privati con Angelo e la sua famiglia, ma lo scetticismo resta anche in questo caso. «Orlando mi aveva detto che mi riceveva ma io ancora non l’ho visto – dice Niceta – Sono in attesa, forse aspetta che io sia morto».
Continua anche l’isolamento sociale. «La mafia dice a tutti di non aiutarmi. Chi invece non è mafioso pensa che io sia un collaboratore e quindi preferisce tenersi a distanza. Stesso discorso anche da parte delle associazioni antimafia, che si chiedono il perché di questo mio status e non si sbilanciano – spiega ancora – Per non parlare dei miei familiari, li ho denunciati io. Non ho possibilità di vivere». La prefetta De Miro ha fatto sapere che lavorerà anche alla modifica ufficiale dello status di collaboratore. «Non è un caso che il sostituto procuratore Nino Di Matteo anche in udienza pubblica nel processo sulla trattativa abbia sottolineato che io sono un testimone di giustizia ed è in qualità di questo status che sono stato inserito in un programma di protezione speciale». All’ex imprenditore non resta quindi che aspettare una risposta da parte delle istituzioni cittadine.
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