Maria Grazia Brandara, indagata nell’indagine sul Sistema Montante, si è dimessa da commissario straordinario del comune di Licata. Il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha incontrato ieri la dirigente, accettando il passo indietro. Oggi, al suo posto, ha nominato Maria Elena Volpes, già dirigente generale regionale dei Beni culturali, da qualche settimana in pensione.
Brandara, ex presidente dell’Irsap e capo della segreteria particolare dell’assessorato alle Attività produttive con Mariella Lo Bello, è accusata di aver fatto pressioni, insieme alla stessa Lo Bello, sul dirigente Alessandro Ferrara per denunciare Marco Venturi e Alfonso Cicero, rispettivamente ex assessore alle Attività produttive ed ex presidente Irsap, diventati i grandi accusatori del sistema Montante.
Altra novità nell’indagine della Procura di Caltanissetta è la perquisizione a casa e nello studio dell’avvocato catanese Antonio Fiumefreddo, ex presidente di Riscossione Sicilia e in passato legale di Montante e Ivan Lo Bello. In quest’ultima veste, ad esempio, ha presentato una querela, nel gennaio del 2015, contro Nicolò Marino (magistrato ed ex assessore di Crocetta). Il nome di Fiumefreddo viene più volte citato nell’ordinanza dei pm nisseni. Compare infatti nel mega archivio in cui Montante annotava tutto quello che succedeva. Numerosi gli incontri tra lo stesso Montante e Fiumefreddo, di volta in volta in compagnia di Enzo Bianco, Ivan Lo Bello, l’attuale presidente di Confindustria Sicilia Giuseppe Catanzaro, indagato per finanziamento illecito a Rosario Crocetta. Fiumefreddo ha confermato la perquisizione sottolineando di «non essere indagato».
Nell’ordinanza c’è infine un passaggio, poco chiaro perché parti delle intercettazioni sono catalogate come «incomprensibili», in cui si parla di qualcuno che, nell’ambito del dossieraggio in atto contro Marino, deve fornire a Montante e Catanzaro il numero di targa della macchina del magistrato, una Ferrari. E in quel contesto si fa il nome anche di Fiumefreddo.
È stato lo stesso legale catanese, confermando la notizia anticipata da LiveSicilia, a dare conferma. «Ieri pomeriggio – ha scritto sul suo profilo Facebook – è stata effettuata una perquisizione del mio studio professionale e della mia residenza. L’attività è stata coordinata da un magistrato della Procura distrettuale della Repubblica di Caltanissetta e alla presenza di un delegato dell’Ordine degli avvocati. Le operazioni si inquadrano nell’ambito dell’indagine condotta dall’ufficio nisseno e sono state effettuate con esemplare professionalità dagli uomini della squadra mobile di Caltanissetta. Chiarisco – sottolinea – che non sono indagato. Ho messo a disposizione degli inquirenti tutto ciò che potrà essere utile all’accertamento dei fatti oggetto dell’indagine. Si tratta di attività dovute quando occorre accertare determinati fatti ed è doveroso offrire ogni contributo utile alla ricostruzione della verità».
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