Caso Farmacia, si riparte a settembre

Dovranno aspettare almeno fino a settembre prima di sapere se potranno ottenere giustizia. Sono i parenti di sei vittime e sette malati gravi, tra i quindici privati che mercoledì hanno chiesto di potersi costituire parte civile al processo per disastro ambientale e gestione di discarica non autorizzata all’interno della facoltà di Farmacia di Catania. Il processo riguarda il primo filone d’indagine, quello sul presunto inquinamento ambientale dell’edificio 2 della Cittadella Universitaria dovuto allo scorretto smaltimento dei rifiuti tossici di laboratorio, sversati nei lavandini.Tra gli imputati, l’ex rettore dell’Università, Ferdinando Latteri (deceduto giovedì mattina in una clinica di Catania) deputato nazionale Mpa, l’ex direttore amministrativo dell’Università Antonino Domina, il direttore del dipartimento di Scienze farmaceutiche Franco Vittorio (all’epoca dei fatti a capo della commissione permanente per la sicurezza) e Lucio Mannino (dirigente dell’ufficio tecnico).

La procura ha già chiesto e ottenuto che venga disposto l’incidente probatorio per un secondo procedimento. Omicidio colposo il reato ipotizzato dai pm. L’incidente probatorio, rimandato anch’esso a settembre, dovrà accertare la correlazione tra l’assimilazione di metalli pesanti presenti nell’aria e lo sviluppo di certe tipologie tumorali riscontrate tra le persone che frequentavano e lavoravano presso la facoltà di Farmacia. 

Nell’udienza di mercoledì i legali dei 13 imputati hanno sollevato opposizioni contro alcuni singoli richiedenti costituzione di parte civile. Tra questi, in prima linea, Alfredo e Andrea Patanè, padre e fratello di Emanuele, giovane dottorando di ricerca senza il quale il procedimento non sarebbe mai partito. 

Morto nel 2003 a soli 29 anni a causa di un tumore al polmone, Emanuele – “Lele” per gli amici e la famiglia – non ha mai smesso di denunciare le anomale condizioni di lavoro dei laboratori universitari a cui lui stesso riconduceva l’origine della propria malattia. E lo ha fatto lasciando un diario-denuncia, un vero e proprio memoriale oggi agli atti della Procura. Dopo la sua sono arrivate altre denunce per altre 8 morti sospette, 26 malati e altri casi ancora da accertare. 

Il procedimento per disastro ambientale analizza i fatti avvenuti dal 2004 al 2007 mentre la scomparsa di Emanule risale al 2003. Ai suoi familiari, quindi, viene mossa una contestazione di tipo temporale a cui l’avvocato difensore, Santi Terranova, risponde: “E’ risaputo che presso la facoltà di Farmacia da anni era invalsa l’abitudine di scaricare i reflui direttamente nel lavandino. Questa contestazione di tipo temporale è semplicemente formale. Auspico che il giudice ammetta le persone che rappresento perché sono quelle che sostanzialmente hanno ricevuto il danno maggiore sia in questo procedimento che riguarda il disastro ambientale sia in quello che sta partendo per omicidio colposo e lesioni personali colpose”. 

Tre le richieste di costituzioni di parte civile anche quelle dell’associazione Cittadinanzattiva, della Cgil e del Codacons. Non meno che alle parti private, anche a queste martedì, nella prima fase dell’udienza, è stata avanzata l’opposizione degli imputati. Secondo la difesa, infatti, non ci sarebbe un interesse diretto delle associazioni a partecipare al procedimento. Di fatto, “la richiesta di esclusione è infondata” – ribatte l’avvocato Pierfrancesco Iannello della Cgil. “E’ stato contestato il fatto che il sindacato non avrebbe una legittimazione attiva perché non potrebbe vantare un danno iure proprio” – spiega Iannello. “Ma questo in realtà non è vero. Nè è vero che l’unica legittimazione civilistica che la legge prevede – come sostengono i difensori degli imputati – è quella in capo al Ministero dell’ambiente perché applicabile solo per gli enti istituzionali”, puntualizza. “La Cgil di fatto è un’associazione sindacale di lavoratori e quindi ha facoltà di costituirsi parte civile. Ecco perché sono fiducioso che il giudice accoglierà la nostra richiesta”. Ottimista anche l’avvocato Floriana Pisani del Codacons: “Siamo un’associazione di tutela ambientale e come tale, ex lege, possiamo difendere il territorio e le persone che vi risiedono. Ci sono sentenze su sentenze che dimostrano la legittimità della Codacons a costitursi parte civile nei procedimenti come quello per disastro ambientale”.

L’ultima parola sulle richieste la dirà il giudice Alessandro Ricciardolo che si pronuncerà alla prossima udienza, fissata per il 21 settembre prossimo. 

Federica Motta

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